Inondazioni nel Sud dell'Asia: 3 milioni di bimbi a rischio
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Non c’è pace per le popolazioni di India, Bangladesh e Nepal che da oltre una settimana sono sferzate dalle piogge monsoniche, tipiche di questo periodo e dalle violente inondazioni che stanno provocando. Ci sono già diverse vittime, tra cui molti bambini e l’Ong Save the Children lancia l'allarme per i bambini, preoccupata che il deterioramento delle condizioni meteorologiche, con la stagione dei monsoni solo all’inizio, possa portare a una grave crisi umanitaria con ulteriori morti, sfollamenti di massa della popolazione e la potenziale diffusione di malattie trasmissibili con l’acqua. Ad oggi, sottolinea l’Organizzazione, più di 150 persone hanno già perso la vita, ma altre centinaia restano disperse e il numero delle vittime è pertanto destinato ad aumentare.
La situazione in India
Nello Stato nord-orientale dell'Assam, in India, oltre 4.000 villaggi sono stati inondati. Le strade principali sono bloccate e questo rende le operazioni di soccorso ancora più difficili. Circa 4,3 milioni di persone sono state colpite direttamente dalle alluvioni, più di un decimo della popolazione totale dello stato, tra cui 1,72 milioni di bambini. "In questo momento siamo al lavoro con il governo e con i nostri partner locali sul terreno con l’unica priorità di supportare immediatamente le comunità più vulnerabili e difficili da raggiungere", ha dichiarato Anindit Roy, Direttore dei Programmi e delle Politiche per l’infanzia di Save the Children in India. Save The Children sta cercando di rispondere all'emergenza con aiuti salvavita, come ripari temporanei, acqua, servizi igienici e sanitari, fondamentali per arginare il rischio di diffusione di epidemie.
Bangladesh: a rischio anche i Rohingya
La situazione non è certo migliore in Bangladesh, un Paese che sta ancora facendo i conti con le conseguenze delle prime forti piogge della stagione monsonica, e dove è la parte nord-orientale del Paese, al confine con l'India, quella più colpita. Quasi un milione di persone, tra cui oltre 400 mila bambini, è stato colpito in maniera diretta dalle alluvioni e 17 distretti su 64, nel Paese, sono stati inondati. "Nonostante in Bangladesh siamo abituati a eventi climatici estremi – dice Luisa Altobelli portavoce di Save The Children - ciò che ci preoccupa maggiormente è la frequenza e l’imprevedibilità con cui si stanno verificando le alluvioni e crediamo che questo possa essere conseguenza dei cambiamenti climatici. I bambini sono i più colpiti nel corso di queste calamità ma siamo preoccupati anche per i rifugiati Rohingya – oltre un milione - che vive in rifugi precari fatti di bambù a Cox's Bazar, nel Sud-Est del Bangladesh: la pioggia ha trasformato le loro case e le strade in fango. Più di 6000 rifugiati Rohingya sono rimasti sfollati poiché le loro abitazioni sono stati parzialmente o completamente distrutte”. “A Cox’s Bazar almeno 90 strutture di Save the Children sono state danneggiate, tra cui i nostri centri per l’apprendimento e gli spazi a misura di bambino. Si tratta degli unici spazi dove i bambini Rohingya possono studiare e giocare in un ambiente sicuro e protetto e per questo i nostri team si sono subito attivati per ripararli, in modo da poter continuare a offrire servizi essenziali e supporto alla comunità”, ha affermato David Skinner, coordinatore degli interventi di Save the Children a Cox’s Bazar.
Emergenza sanitaria in Nepal
Anche in Nepal, circa 385 mila persone, tra cui 155 mila bambini, sono stati colpiti da un violento nubifragio durato una settimana che ha provocato frane e inondazioni diffuse. Decine di persone hanno perso a vita, ma il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi ulteriormente. In questo contesto, i bambini sono particolarmente vulnerabili e rischiano di morire o subire lesioni, anche gravi, di contrarre malattie o rimanere vittime di sfruttamento e abusi. È dunque assolutamente indispensabile raggiungere queste comunità prima che la situazione si trasformi in un'emergenza sanitaria. “Vogliamo che si faccia di tutto per supportare le persone più fragili e più in difficoltà. In questo momento così grave – ribadisce Luisa Altobelli – il supporto delle istituzioni, ma anche delle persone è fondamentale per poter operare in fretta in difesa dei più vulnerabili”
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