In Libia liberati 350 migranti
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
La notizia è stata diffusa via tweet dalla sezione libica dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che ha ringraziato il governo di Tripoli perché le 350 persone ancora presenti nel centro erano a rischio. Sarà proprio l’Unhcr a garantire ora assistenza a queste persone, per lo più eritrei, sudanesi, somali e siriani, attraverso il suo programma. Il centro di detenzione di Tajoura era stato colpito la scorsa settimana da un bombardamento che aveva provocato la morte di 53 rifugiati.
“Tra loro, 55 rifugiati più vulnerabili, tra cui donne e bambini senza accompagnamento potranno trovare supporto nella nostra struttura dove però risiedono solo le persone che riusciamo a evacuare dalla Libia - afferma in un’intervista a Radio Vaticana Italia la portavoce dell’Unhcr, Carlotta Sami - gli altri potranno trovare supporto nelle nostre strutture diurne, dove però non possiamo garantire ospitalità durante la notte, quindi è chiaro che la situazione rimane gravissima per queste persone. Questo è il motivo per cui abbiamo fatto appello già da mesi affinché i Paesi europei permettano l’evacuazione di almeno 4 mila rifugiati. La Libia è un paese in guerra, dove la stessa popolazione soffre moltissimo. Ci sono almeno 100 mila sfollati”.
Circa la possibilità di garantire la sicurezza anche agli altri migranti e rifugiati che si trovano attualmente negli altri centri di detenzione in Libia, la portavoce Unhcr aggiunge: “Abbiamo chiesto al governo libico di consentire la chiusura di questi centri. Questo non deve spaventare nel senso di afflussi improvvisi di chissà quante migliaia persone dalla Libia perché si tratta di circa 6 mila persone e noi abbiamo chiesto di evacuarne urgentemente circa 4 mila”.
Il ministro dell'Interno libico, Fathi Bashagha, però, secondo quanto riporta la tv libica, ha affermato che era stata data l'autorizzazione solo per 70 persone dal centro di Tajoura su richiesta dell'Onu. Gli altri, per il ministro, sono usciti di loro iniziativa e non è stato possibile fermarli per evitare di usare la violenza, escludendo così che si sia trattato dell'inizio di una liberazione generalizzata di tutti i migranti detenuti in Libia.
Intanto, gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità aggiornano il bilancio degli scontri a Tripoli a 1.048 morti, tra cui 106 civili, e 5.558 feriti, di cui 289 civili. "L'Oms – si legge in un tweet dell’Organizzazione - continua a inviare medici e attrezzature mediche per aiutare gli ospedali a gestire l'emergenza ".
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