Morto Camilleri, padre Spadaro: vedeva nel Papa "un presidio di umanità"
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Le sue storie, nell’ultimo tratto di vita, prendevano forma nel buio della cecità. Nella vecchiaia era anche accompagnato da quello che definiva il pensiero inevitabile dell’eternità. Andrea Camilleri, morto questa mattina a Roma, è stato un protagonista della scena culturale, una delle figure più prolifiche del panorama artistico. Nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, nelle sue opere ha mischiato non solo italiano e siciliano ma anche vari generi in modo originale e creativo. In tutto il mondo sono state vendute oltre 30 milioni di copie di suoi libri con traduzioni in 120 lingue.
Figura poliedrica
Scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo e docente, ha conosciuto il successo letterario all’età di 70 anni con la pubblicazione del volume “La forma dell’acqua”, primo libro giallo con protagonista il commissario Montalbano che diventerà anche il principale personaggio di una fiction televisiva di grande successo. Negli ultimi anni, a causa della cecità, dettava i suoi racconti all’assistente.
Spiritualità ed eternità
La curiosità, il dubbio e la ricerca hanno scandito vita e opere di Camilleri. In una recente intervista sottolineava che a 93 anni ci si accorge “che qualcosa si sta avvicinando”. "Non si sa bene cosa sia e a me - aggiungeva - piace chiamarla eternità”.
Padre Spadaro: la sua era una voce profetica
Intervistato da Vatican News, padre Antonio Spadaro, direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”, ricorda la figura di Andrea Camilleri:
R. – La sua è stata una voce profetica che ha preso posizioni forti, ma che soprattutto ha cercato di comprendere la complessità del momento che stiamo vivendo. Le radici siciliane sono in lui molto vive. Il suo sguardo è quello tipico di una persona che si è formata al Sud con tutti gli influssi culturali che il Sud ha avuto. Ha avuto la capacità di leggere, attraverso i suoi romanzi, i suoi scritti e i suoi saggi, la realtà in una maniera nuova. Credo che anche la sua passione civile, che ha combinato con la sua ispirazione letteraria, sia molto importante, forse un modello per tutti noi. Quindi la sua capacità di leggere la situazione politica è qualcosa che diventare un punto di riferimento, se non altro per comprender meglio quello che stiamo vivendo.
Lei, padre Spadaro, ha avuto la possibilità di parlare con Andrea Camilleri, di conoscerlo…
R. - Sì, l’ho conosciuto, ho parlato con lui e devo dire che mi ha colpito la sua grande stima per il Papa. Era come se vedesse nella figura di Francesco un’ancora di umanità per una situazione che lo metteva in seria difficoltà, quasi un presidio di umanità.
Andrea Camilleri si è sempre dichiarato non credente. In una delle ultime interviste i dice: “Dopo aver scritto oltre cento libri, mi sono reso conto che mi è venuta voglia non di capire ma di intuire cosa possa essere l’eternità”…
R. - Sì, l’intuizione dell’eternità forse è l’espressione più giusta. Devo dire anche che è una persona estremamente concreta, quindi non astratta. Anche la sua ispirazione letteraria non aveva nulla dell’astrazione generica. Ha avuto contatti anche con i religiosi, come con i gesuiti a Livorno ad esempio. Quindi, una persona che è sempre stata molto aperta. È certamente animata da una ricerca che potremmo definire spirituale.
Quale è la sua eredità?
R. - La sua eredità è difficile da determinare proprio nel momento della morte. Credo che avremo tempo per rileggere la sua opera e per valutare le sue passioni, quelle che hanno determinato la sua vita e il suo impegno. Direi forse due cose molto personali. La prima è il senso di sorpresa ovunque ha vissuto. La seconda è il fatto che una persona impegnata nella cultura non può mai essere astratta dal contesto in cui vive. Quindi la lezione è quella dell’impegno civile perché il mondo sia migliore.
A proposito di questo, ricordiamo una delle sue frasi: “Non demordete mai delle vostre idee. Se ne siete convinti mantenetele fino all’ultimo” …
R. - Sì, c’è un senso di coerenza che emerge da queste parole ma che in realtà emerge un po’ da tutta la sua opera. Un senso di convinzione, di impegno, di decisione. Uno dei sui drammi che mi sembra di aver compreso è quello di vedere un mondo che va un po’ alla deriva. Un mondo in cui non c’è impegno, in cui ci si chiude nella paura, nella preoccupazione, anche nell’odio, nel vedere l’laltro come nemico. La lezione di Camilleri forse è anche questa: un cuore aperto, una mente aperta, anche curiosa, nei confronti del mondo.
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