Parlamento europeo. Sassoli: sull'immigrazione c'è bisogno di più Europa
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Messaggi di auguri stanno arrivando anche in queste ore al presidente del Parlamento europeo David Sassoli, eletto ieri. Sassoli ha detto che all'Europa serve "recuperare lo spirito dei padri fondatori", "coniugare crescita, protezione sociale e rispetto dell'ambiente" e "rilanciare gli investimenti sostenibili". E poi un maggior protagonismo della Unione Europea in tema di immigrazione. Ai nostri microfoni il neo presidente racconta la sua sorpresa nell'essere stato eletto
R. – Io non sono un candidato del Consiglio. Lo ha scelto il Parlamento, lo hanno scelto i parlamentari e i gruppi che mi hanno sostenuto. È una candidatura che è arrivata all’ultimo minuto, per cui mi ha molto sorpreso.
Come riavvicinare in questo momento difficile per l’Europa le istituzioni europee ai cittadini?
R. – Innanzitutto, rendendo le istituzioni più comprensibili. Abbiamo bisogno di maggiore conoscenza dell’Europa, anche per consentire ai cittadini di conoscerla, di poterla cambiare; in realtà, il tasso di informazione è molto basso. Abbiamo bisogno di più comunicazione, di far sapere cosa si fa nelle istituzioni, quali sono i compiti delle istituzioni. L’Europa è ancora molto lontana e un po’ sconosciuta. Spesso viene evocata come fosse una spectre; in realtà, tutto quello che arriva dall’Europa è frutto di decisioni politiche, di meccanismi democratici, di istituzioni che hanno o non hanno competenze. Abbiamo bisogno di farla conoscere certamente di più. E poi, abbiamo bisogno di una politica che naturalmente risponda alle esigenze dei cittadini, e che cerchi anche di capire le loro paure, le loro rabbie: una politica più vicina alla gente e ai nostri cittadini consentirà a tutti di essere più all’altezza delle sfide che abbiamo.
Questa però è un’Europa ossessionata anche dai populismi. Che cosa fare allora?
R. – Se uno sapesse, ad esempio, che l’Europa ha poca competenza sull’immigrazione, non si chiederebbe che cosa fa l’Europa sull’immigrazione, ma si chiederebbe: perché gli Stati non trasferiscono il potere dell’immigrazione, che è politica nazionale, alle istituzioni europee? E allora probabilmente si farebbero delle domande, perché oggi una delle risposte al fenomeno dell’immigrazione, che è uno dei problemi sul tappeto, è come rispondere e gestire fenomeni nuovi. Ecco, noi abbiamo bisogno di più Europa in questo. Naturalmente, c’è chi invece pensa che l’Europa debba essere sempre più disunita e non avere questa capacità. C’è un egoismo delle nazioni, degli Stati, e questo noi dobbiamo sconfiggerlo.
Uno dei nodi fondamentali nella questione migratoria è la Libia: la situazione tra l’altro sta nuovamente precipitando. L’Europa deve intervenire anche in questa crisi affinché il Mediterraneo sia sempre più stabilizzato?
R. – Non c’è dubbio che noi abbiamo bisogno di rilanciare la politica del Mediterraneo: c’è troppa disattenzione. E poi la questione della Libia: l’Europa deve fare tutto quello che può fare, naturalmente con gli strumenti che ha, cercando di intervenire anche con la sua diplomazia. C’è un lavoro lungo, non c’è la bacchetta magica… C’è un lavoro costante che dobbiamo fare e a cui non dobbiamo rinunciare.
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