Prove di dialogo per il Venezuela
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Si tratta della quarta tornata di colloqui, dopo le due di Oslo e quella già svoltasi alle Barbados. Lo scopo delle parti è quello di risolvere una crisi che rischia ogni giorno di impantanarsi sempre di più, con un governo, che sta lentamente scardinando le sue chiusure, e un’opposizione, che oltre a gestire la contestazione nelle piazze, prova a imbastire un dialogo. Secondo l’esecutivo di Caracas, l’efficacia degli incontri dipende anche dalla sospensione delle sanzioni internazionali, perché tutti collaborino alla costruzione di un meccanismo pacifico di soluzione delle controversie. Da parte di Guaidò è stata espressa l’intenzione di portare avanti in maniera rapida un processo che metta fine alla sofferenza dei venezuelani
La Chiesa venezuelana chiede un cambiamento di rotta
Per risolvere la crisi in Venezuela, con le sue drammatiche ricadute a livello umanitario, occorre un cambiamento di rotta radicale. La richiesta è dei vescovi locali. In una recente intervista a Vatican News, mons. Azuaje Ayala, presidente della Conferenza episcopale venezuelana, indica come necessario ricorrere ad elezioni, un modo per ricominciare da capo per un Paese stremato dalla lunga crisi. Ma, secondo Roberto Da Rin, esperto di America Latina del Sole 24 Ore, non è facile mediare in questo momento nel Venezuela. Non sono chiare le posizioni delle parti: lo staff di Maduro potrebbe giocare sul tempo per rimanere in sella alla guida del Paese, mentre per Guaidò potrebbe generare una stanchezza nel proporsi come alternativa al governo attuale. Tra gli stessi accoliti del Presidente ad interim, c’è delusione per il fatto che il leader non sia riuscito a rispettare le promesse fatte all’inizio dell’assunzione della guida della protesta.
Intanto per i venezuelani la crisi continua
Roberto Da Rin, da poco rientrato dal Venezuela, riferisce del perdurare di una situazione di forte difficoltà per la cittadinanza. Oltre 4 milioni le persone che sono espatriate in Colombia e in altri Paesi limitrofi. Gli altri riescono a sopravvivere con le tessere alimentari, i cosiddetti “carnet per la patria” per la distribuzione gratuita di generi alimentari, che però a volte rischiano di creare il fenomeno della “borsa nera”, con la vendita illegale dei prodotti. Sicuramente – questo il commento di Da Rin – occorrerà del tempo per far virare al positivo una situazione che al momento risulta intricata e di difficile soluzione.
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