Siria: i media denunciano missili israeliani sull’esercito
Elvira Ragosta- Città del Vaticano
La zona colpita è la collina di al Harra, a sud di Damasco, nella provincia di Daraa, dove sono di stanza postazioni dell’esercito siriano e milizie alleate. L'episodio è stato confermato anche dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, agenzia di attivisti con base in Gran Bretagna, secondo cui l’attacco missilistico ha provocato il ferimento di almeno 4 militari siriani e due miliziani. "Non commentiamo notizie dei media stranieri", ha detto una portavoce militare israeliana.
Operazioni militari nel contesto di partite regionali incrociate
“Queste notizie vanno lette nel quadro più generale”, dice ai microfoni di Radio Vaticana Italia Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio oriente. “Purtroppo sappiamo ormai bene com’è questa guerra, in cui si intrecciano tanti piani e tante partite regionali. Queste incursioni, verosimilmente di Israele, anche se non c’è stata una conferma ufficiale, si inseriscono nelle tensioni che riguardano i rapporti con l’Iran e le sue milizie alleate, in questo caso Hezbollah”.
La zona cuscinetto al confine turco
Intanto, ieri colloqui tra Turchia e Stati Uniti per la creazione di una zona di sicurezza nel Sud della Siria. Il progetto prevede una ‘safe-zone’ di circa 30 chilometri oltre il confine turco ed è da tempo tra gli obiettivi del governo di Erdogan. “Anche qui si parla di partite incrociate - continua Bernardelli - da mesi quest’area a presenza curda rappresenta il vero obiettivo da salvaguardare per la Turchia per l’interesse nazionale”.
La situazione umanitaria
“I risvolti umanitari della situazione sul terreno restano pesanti - conclude Bernardelli - soprattutto nell’area di Idlib. Finché non si metterà davvero al centro dell’attenzione una soluzione sostenibile pe la Siria, le conseguenze non potranno che essere pesanti. Non dimentichiamo che Idlib è un’area del Paese in cui oggi sono concentrati tre milioni di persone se non si riesce in qualche modo ad arrestare quest’escalation cominciata ad aprile le conseguenze possono essere drammatiche”.
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