Venezuela, la sfida di “Trabajo y persona”: educare al lavoro per aiutare il Paese

Intervista ad Alejandro Marius, fondatore di “Trabajo y persona”, associazione no profit che forma imprenditrici del cioccolato, meccanici, parrucchiere, falegnami, cuochi e badanti, “per essere protagonisti della propria vita e migliorare il Venezuela”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Nel 2015 il World economic forum lo ha nominato “miglior imprenditore sociale dell’anno”, ma dieci anni fa, nel 2009, quando ha lasciato il posto sicuro e ben pagato di dirigente dell’area manager di Pirelli-Telecom per tutta l’America Latina, escluso il Brasile, per fondare l’associazione no-profit “Trabajo y persona”, l’italo-venezuelano Alejandro Marius, faceva tutto da solo segretario, fundraising, formatore, manager. Oggi, in un Venezuela da crisi umanitaria, dove manca l’acqua corrente e l’energia elettrica va ad intermittenza, Alejandro non molla, ha assunto trenta persone, collabora con oltre 20 centri di formazione in tutto il  Paese, con più di 100 formatori e il 40 per cento dei 3000 giovani e disoccupati che ha seguito i suoi corsi si è messo in proprio, per non parlare di quelli che hanno trovato lavoro, tanti purtroppo all'estero. E nella crisi tenta di creare occasioni, magari piccole, di nuovo lavoro.

Una rete di aziende, università, centri di formazione

Ingegnere elettronico, 48 anni (allora 38), una moglie e quattro figli, Marius è andato alla ricerca dei centri di formazione che già esistevano e ha iniziato a collaborare con loro, allargando il progetto anche a imprese, università e istituzioni internazionali, come la Camera di commercio italiana-venezuelana. “Abbiamo sviluppato molti programmi: in particolare insegniamo il mestiere di parrucchiere alle donne dei quartieri poveri, che poi prestano servizio a domicilio, in collaborazione con L’Oréal. Abbiamo un programma per imprenditori del mobile e uno per diventare imprenditore del cioccolato”. Trabajo y persona, facendo rete con molti centri di formazione cattolici, forma anche meccanici, cuochi, e da poco anche badanti, “perché tanti anziani sono rimasti soli, ora che i figli sono emigrati”.

La scuola per parrucchiere, lezione sul campo
La scuola per parrucchiere, lezione sul campo

“Aiutiamo chi si mette in proprio nei rapporti con le banche”

Ogni allievo che partecipa ai corsi di “Trabajo y persona”, che durano 15 mesi tra teoria e pratica, viene poi seguita costantemente anche alla fine del percorso. “Creiamo per loro corsi di aggiornamento ad hoc - spiega Marius - e li aiutiamo a specializzarsi in base ai bisogni. Questa è per noi attenzione alla persona”. Gli chiediamo come riesce, con i suoi collaboratori, a portare speranza e alleviare le sofferenze di un Paese allo stremo.

Ascolta l'intervista ad Alejandro Marius

R. – La situazione in Venezuela è molto difficile sia dal punto di vista sociale che politico ed è ben documentata nei mass-media. Il lavoro che noi stiamo facendo da 10 anni - quest’anno, il 20 febbraio, siamo arrivati ai 10 anni - è offrire opportunità a persone nei settori popolari che possano imparare un mestiere. La nostra mission è promuovere il valore della persona e il lavoro come possibilità di sviluppo di se stesso quindi il proprio contributo al bene comune in Venezuela. Non lo facciamo da soli, lavoriamo con aziende e centri di formazione, soprattutto della Chiesa, degli ordini religiosi, università… Quindi mettiamo degli attori insieme per sviluppare questi percorsi formativi in 14 regioni di tutto il Venezuela.

In questi 10 anni, quante persone avete aiutato a trovare o costruirsi un lavoro?

R. – Abbiamo formato più di 3000 persone e abbiamo un metodo che non finisce con la formazione. Noi facciamo tutto un accompagnamento, minimo di un anno, perché possano avere accesso al credito, quindi il rapporto con la banca in un modo adeguato, che possono aggiornarsi professionalmente, che possano fare stage in aziende… Facciamo la formazione per esempio nel settore del cacao al cioccolato, nella meccanica, parrucchieri, falegnami, cuochi… L’ultimo che abbiamo fatto per il mestiere di badanti, le persone che assistono gli anziani. Lo abbiamo fatto insieme all’università centrale del Venezuela, è la prima “laurea” per badanti ed è un bisogno che abbiamo perché tanti anziani sono rimasti soli perché i figli sono andati via dal Paese. Quindi tramite la formazione al lavoro cerchiamo di rispondere al bisogno che hanno le persone di lavorare, quindi di poter mangiare ed essere protagonisti della loro vita e favorire il bene comune e lo sviluppo del Venezuela.

Le cooperative come quella della fabbrica di cioccolato, che è nata dalle persone formate da voi, sono legate a voi o solo indirettamente?

R. – Indirettamente. Noi non produciamo cioccolato o facciamo cooperative: noi facciamo in modo che si mettano insieme per lavorare, per creare un’economia collaborativa alla base. Anche qui in Italia c’è una tradizione molto importante. Noi vogliamo trasmettere un po’ questo: le buone pratiche. Qui in Italia sto imparando tantissimo e c’è tanta gente che sta aiutando a pensare come migliorare questo rapporto con la comunità, come mettersi insieme, come sviluppare le cooperative sia del cioccolato, sia i parrucchieri che si aiutano, diversi mestieri…

In questo suo nuovo lavoro l’ha aiutata più quello che hai imparato come manager di grandi aziende o la sua formazione cristiana?

R. – Dieci anni fa facevo un lavoro di dirigente in una multinazionale italiana in tutta l’America Latina. In questi dieci anni ho imparato in materia di strategia, di gestione finanziaria, come gestire il personale, il rapporto istituzionale, di temi educativi… Quindi dal punto di vista professionale sono cresciuto tantissimo. Dal punto di vista umano, mi sento una persona più sensibile ai problemi della gente, più vicino alla gente, più vicino ai settori popolari e quindi nelle difficoltà che abbiamo, che sono oggettive, cerco di guardare con speranza. Abbiamo avuto un blackout molto forte in Venezuela. Questo è un fatto. Di fronte a un blackout ci si può lamentare, si possono dire parolacce contro chi è responsabile… Però se non si approfitta e non si vede un cielo pieno di stelle, non si ha un orizzonte e la propria religiosità e la propria esperienza cristiana non esprime tutto quello che può esprimere, perché nel buio ci sono le stelle, nei problemi ci sono le cose positive. Invece di lamentarmi, preferisco guardare quello che è positivo nella realtà, mettermi insieme con altri che hanno gli stessi valori e che hanno la stessa voglia di costruire e piano piano, sarà dura, sarà lento, però vogliamo avere un Paese migliore.

Come ha convinto le altre persone che ha coinvolto a seguire il suo sogno?

R. – Il metodo per eccellenza di un cristiano per convincere un altro è la testimonianza. Quando una persona vede che stai lavorando, che sei contento e ha un minimo di sensibilità dice: "io voglio essere contento come questo 'pazzo', che è 'fuori di testa', però è contento e riesce a vivere, a mantenere la sua famiglia, io voglio essere con lui". Questo funziona. La testimonianza è il modo che abbiamo noi cristiani per poter comunicare la fede viva, una fede allegra anche nelle peggiori circostanze.

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I volti e l'impegno di "Trabajo y persona"
02 luglio 2019, 15:20