Siria, padre Lufti: ad Aleppo è iniziata la ricostruzione ma sul Paese pesa l'embargo
Luca Collodi – Città del Vaticano
Dopo otto anni di guerra civile, il futuro della Siria passa dall’area nord-occidentale di Idlib, a poche decine di chilometri da Aleppo. Idlib è un’area fuori dal controllo del governo di Damasco, dove i militari turchi affiancati dalle milizie anti-regime hanno il controllo del territorio. La reazione siriana è sostenuta da Mosca. Nell’area, gruppi islamisti tentano invece di ricompattarsi in una sorta di rinnovato Stato islamico. I raid aerei e gli attacchi a terra hanno inasprito lo scenario, su un’area ritenuta strategica da Damasco per il controllo delle infrastrutture del Paese e dove si registra una forte emergenza umanitaria.
La minaccia jihadista
Ricordando la lettera del Papa inviata ad Assad per un nuovo appello alla pace, padre Firas Lufti, neo ministro francescano per la Regione missionaria di ‘San Paolo’, formata dai territori di Siria, Libano e Giordania, ricorda come a Idlib la crisi umanitaria sia “più grave che altrove per quanto riguarda i cristiani in quanto i jihadisti li cacciano da casa, uccidendoli”. ”Aleppo resta invece sotto la minaccia di missili da parte islamista. Si combatte a circa 30 km dalla città e i guerriglieri dell’Is cercano di terrorizzare gli abitanti con il lancio di razzi come per avvisare della loro presenza e della volontà di riprendersi Aleppo, oggi messa in sicurezza dall’esercito di Damasco”.
La speranza di Aleppo
“Mentre prosegue il ritorno delle famiglie sfollate per la guerra all’interno della Siria, in città continuano gli interventi di restauro e ricostruzione. Dal minareto selgiuchide del 1090, alla moschea degli Omayyadi del XIII secolo. In fase di avanzato restauro, anche il suk, il mercato coperto della città, che ospitava 500 botteghe artigiane. Una testimonianza, spiega padre Lufti a Radio Vaticana Italia, esempio di architettura civile islamica di epoca medievale risalente al XIV secolo”.
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