Sudan: l’episcopato plaude all'accordo tra militari e civili
Giordano Contu – Città del Vaticano
“Ringrazio i membri della comunità internazionali, in particolare l'Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo) e l'Unione africana, per l’aiuto nel mediare l'accordo di pace”. Così monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio e presidente della Conferenza episcopale del Sudan, commenta l’accordo firmato il 17 agosto a Khartoum tra il regime militare e l’opposizione civile. Un patto che ha portato alla tanto attesa creazione di un Consiglio sovrano, composto da rappresentanti civili e militari, che guiderà il Paese fino a elezioni democratiche, entro 39 mesi. “Ora c’è la necessità di creare un’unità nazionale basilare per portare avanti un governo per due anni e mezzo”, spiega Antonella Napoli, direttrice del sito focusonafrica. La creazione del Consiglio rappresenta anche una conquista sotto il profilo dei diritti: “Fa bene che ci siano due donne: una cristiana copta e un’attivista dei diritti umani”. Intanto il nuovo primo ministro sudanese Abdalla Hamdok sta trattando con partner internazionali per portare il Paese fuori dalla crisi economica.
Il Paese stretto tra tensioni tribali e alluvioni
In Sudan però restano gravi problemi. Domenica il Consiglio sovrano ha dichiarato lo stato di emergenza a causa degli scontri tribali che negli ultimi giorni hanno causato 16 morti. L’obiettivo della decisione, spiega Napoli, è evitare l’ampliamento del conflitto in una zona economicamente strategica come Porto Sudan: il principale scalo del Sudan sul Mar Rosso, e un importante centro in cui transita il petrolio esportato dal Sud Sudan. Altro grande problema a Khartoum sono le piogge torrenziali che da luglio affliggono il Paese: ad oggi sono oltre 62 le vittime, oltre 37 mila le abitazioni distrutte o danneggiate, 200 mila le persone colpite dalle inondazioni in 15 stati. “E’ necessario un intervento sanitario che temo il Sudan da solo non riesca a garantire”, continua la giornalista; nonostante la presenza di varie Ong, “alcune aree tra le più colpite sono irraggiungibili”. Intanto il 18 agosto l’ex dittatore Omar al Bashir, accusato di corruzione e riciclaggio, è comparso in tribunale.
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