Test missilistico degli Usa: reazione di Russia e Cina
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il Trattato Ifn, sulle Forze nucleari a raggio intermedio pose ufficialmente fine alla Guerra Fredda. L‘intesa limitava l'uso di armi nucleari e convenzionali. La preoccupazione di Mosca e Pechino che riprenda ora una nuova corsa agli armamenti diventa così reale. Secondo l’esperto di disarmo nucleare, Angelo Baracca, questo ed altri accordi hanno garantito stabilità nella comunità internazionale e pari dignità tra le potenze nucleari, ma con la cancellazione del Trattato Ifn, si rischia una corsa al riarmo non convenzionale. E la situazione è ben diversa da 30 anni fa: le armi sono più sofisticate, i vettori sono più potenti e ci sono alcuni Paesi, che hanno l’arma nucleare, con assetti politici poso affidabili, come ad esempio il Pakistan e l’India.
Le preoccupazioni di Mosca e Pechino
Il test di un missile da crociera americano a media gittata dimostra che gli Usa si preparavano da tempo ad abbandonare il Trattato Inf che vietava questo tipo di armamenti, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui la colpa della fine dell'intesa, che proibiva i missili nucleari con base a terra di gittata tra 500 e 5.500 chilometri, ricadrebbe tutta su Washington. “Diverse settimane e persino mesi non sono sufficienti a preparare un test del genere”, ha dichiarato Peskov. Anche Pechino accusa Washington di voler alzare il livello delle tensioni internazionali, generando un forte rischio di conflitto. Dal ministero degli Esteri cinese giunge la preoccupazione che, per colpa degli Usa, stia ripartendo la corsa agli armamenti.
Muro contro muro nella comunità internazionale
Gli osservatori internazionali si chiedono quali obiettivi abbia la provocazione americana, in puro stile nordcoreano. Come più volte affermato dal Capo della Casa Bianca, l’intenzione degli Usa potrebbe essere quella di rinegoziare un nuovo accordo con Mosca, coinvolgendo anche la Cina, per limitare la proliferazione delle armi. Ma da Pechino, dopo lo scontro sui dazi, innescato proprio da Trump, non arrivano segnali positivi.
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