A tre anni dal sisma in Centro Italia la ricostruzione è ferma
Giordano Contu – Città del Vaticano
Sabato 24 agosto sarà il terzo anniversario del terremoto che la notte del 24 agosto 2016, alle 3.36, ha colpito Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo. Oggi la vita continua all’insegna della speranza che parta la ricostruzione. Lo scoraggiamento e la rinuncia però attanagliano l’animo di tanti. Per questo la Chiesa chiede con urgenza che venga restituita fiducia alla popolazione. “Il tempo passa e purtroppo è un cattivo compagno di viaggio”, dichiara il vescovo di Ascoli Piceno monsignor Giovanni D’Ercole, “perché porta a dimenticare. Ma chi ha vissuto la tragedia non dimentica nulla”. Questo scoraggiamento, prosegue, “è arricchito negativamente dal fatto che c’è una stasi enorme che riguarda la ricostruzione”.
La ricostruzione materiale e spirituale
“La cosa più importante è ricostruire la comunità, ma far ricrescere la speranza non è facile”. Al dramma delle quasi 300 vittime si aggiunge il fatto che la ricostruzione è ferma: solo due terzi delle macerie sono state portate via dai 138 comuni colpiti. Inoltre su circa 73mila edifici inagibili, sono stati avviati un centinaio di quartieri. Il resto degli sfollati che hanno scelto di rimanere in quei luoghi, vive ancora nelle casette Sae (Soluzioni abitative in emergenza). Il dolore invece ha spinto tante famiglie e tanti giovani a lasciare questi luoghi. Per quanto riguarda le chiese, la cui distruzione coincide con la morte della comunità, ne sono state rimesse a posto una quindicina, ma “oggi siamo fermi”, ricorda il presule. “La gente vuole ricelebrare le feste e noi cerchiamo di accontentarli portando tra le macerie le statue, perché è un segno di ripresa”. E riflette: “Nulla sarà più come prima. Il futuro non è il passato che torna, ma bisogna ricostruire qualcosa che sarà completamente nuovo”.
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