Conte-Macron: forte sintonia sulla politica dei migranti
Federico Francesconi – Città del Vaticano
“Umanità, solidarietà ed efficacia”, sono questi secondo Macron i principi che dovrebbero guidare gli sforzi europei nella futura gestione dei rifugiati provenienti dal sud del Mediterraneo. Il Presidente francese ha dichiarato di essere in Italia soprattutto per lanciare un messaggio di amicizia forte e chiaro e ha sottolineato che “talvolta non siamo d'accordo, può capitare che si litighi e non ci si capisca, ma ci si ritrova insieme sempre.” Il Capo dello stato francese ha convenuto con quanto già dichiarato dal premier Conte anche sul fatto che ci sia bisogno di “un meccanismo europeo automatico di accoglienza dei migranti” e che la Francia "è pronta a cambiare nell'ambito della revisione completa degli accordi di Dublino: l'auspicio è che si lavori insieme a una soluzione nuova più forte e solidale". Dal canto suo Conte ha poi voluto precisare come sia necessario che il tema della migrazione sia affrontato in un ambito diverso da quello della propaganda anti-europea e ha chiarito nuovamente che “l'Italia non ritiene che debba esser consentito ai trafficanti di decidere come e quando avere ingresso ma abbiamo anche la necessità di gestire il fenomeno in modo concreto, pratico"
La revisione del trattato di Dublino
Questa nuova apertura dalla Francia arriva nel contesto già ottimista dell’incontro tenutosi la settimana scorsa tra il primo ministro Conte e il presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, durante il quale era stata espressa da entrambe le parti la volontà di una revisione degli accordi di Dublino, che regolano attualmente la responsabilità dell’accoglienza per le richieste di protezione internazionale in Europa. Gli accordi risalgono agli anni ‘90 e hanno subito già due revisioni nel 2003 e nel 2013, nel contesto del cambiamento delle norme europee. Alla luce dei flussi migratori degli ultimi anni, il trattato è spesso considerato obsoleto, se non addirittura ingiusto; infatti, gli accordi stabiliscono che la responsabilità di accoglienza dei rifugiati ricada sul Paese di sbarco sia fattivamente che burocraticamente. In questo modo non è possibile mettere in atto una distribuzione equa delle richieste di asilo, che venendo esaurite sotto l’autorità del Paese di approdo, costringono i migranti a non potersi muovere legalmente verso il resto dell’Europa.
La situazione degli sbarchi in questo momento
Nonostante il clima di apertura registrato, nei luoghi di approdo dei migranti in arrivo dal nord-africa, la situazione rimane tesa. A Lampedusa soprattutto continuano gli sbarchi fantasma e nella giornata di ieri sono approdate su piccole imbarcazioni ben 171 persone, poi trasferite al Centro hot spot dell’isola, superando di gran lunga la sua capienza massima, prevista per 90 persone. È proprio con questo tipo di sbarco che giungono in Italia una buona parte dei rifugiati provenienti da Paesi come la Libia e la Tunisia e in questo periodo – grazie anche alle condizioni meteo favorevoli – se ne registra un aumento. Allo stesso tempo, chi è già approdato teme il rimpatrio forzato nel Paese da cui è fuggito. Ieri a Lampedusa un gruppo di tunisini ha organizzato un sit in di protesta di fronte alla chiesa madre del paese. “Vogliamo solo lavorare” hanno dichiarato i migranti durante la protesta, del tutto pacifica, ribadendo di voler rimanere pacificamente nel paese.
L’impegno umanitario
Le dichiarazioni dei leader europei “fanno ben sperare” e rappresentano un’apertura tuttavia “ce ne sono state altre in passato e non sempre hanno dato seguito alle dichiarazioni” lo ha raccontato padre Camillo Ripamonti, presidente del centro Astalli per i rifugiati, ai microfoni di Radio Vaticana Italia
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