Filippine, nuova speranza di pace a Mindanao
Eugenio Serra e Chiara Colotti – Città del Vaticano
L’accordo di pace del 2014 tra il governo filippino e il Fronte di Liberazione Islamico è stato il primo passo significativo verso la fine del conflitto. Il punto di svolta è stato il 2019, con la ratifica della “Bangsamoro Organic Law”, che ha sancito la creazione del territorio autonomo di Bangsamoro a maggioranza musulmana. La legge, approvata in seguito alle consultazioni popolari del gennaio e febbraio scorsi, ha stabilito che il leader del Moro Islamic Liberation Front guidi la nuova regione autonoma nel Mindanao musulmano. In cambio dell’autonomia il governo ha richiesto al gruppo ribelle di sciogliere gradualmente il suo esercito di migliaia di soldati. Recentemente è stato avviato il processo di disarmo di 12mila combattenti del Fronte islamico. A Vatican News l'intervista a padre Pietro Geremia, missionario del Pime nelle Filippine.
Esiste una reale possibilità di progresso e di sviluppo per l’isola filippina?
R. – Le risorse ci sono. La popolazione appartenente a tribù e culture diverse auspica un cambiamento. Quindi sì, c’è la possibilità di progresso e sviluppo nell’isola filippina.
Come avete contribuito al dialogo interreligioso nelle Filippine?
R. – Hanno contribuito la Chiesa cattolica e anche comunità cristiane locali. Ci sono state grandi campagne per superare quel senso di divisioni e pregiudizi, che sono il risultato di secoli di conflitto. C’è stato un grande cammino. Anche noi, con le nostre organizzazioni, abbiamo contribuito a sviluppare il dialogo tra i cristiani e i musulmani. Sono molti gli sforzi fatti per il dialogo interreligioso. C’è un elemento di fede che ci unisce: crediamo in un solo Dio, come dice il Papa nel Documento della fraternità umana tra cristiani e musulmani.
Come avete operato per instaurare un dialogo proficuo tra cristiani e musulmani nelle Filippine?
R. – In un’occasione abbiamo soccorso tutte le comunità di sfollati, c’erano migliaia di sfollati. Li abbiamo aiutati e abbiamo fatto anche una campagna affinché tornassero nelle loro terre.
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