Grecia, l’allarme di Msf: i migranti in condizioni insostenibili
Eugenio Serra e Chiara Colotti – Città del Vaticano
Non si arresta l’emergenza migratoria nelle isole di Lesbo, Samos e Chios. I volontari di Medici Senza Frontiere sono attivi da quattro anni nelle tre isole dell’Egeo per offrire un supporto medico e umanitario alle migliaia di uomini, donne e bambini, che sono costretti a vivere una condizione insostenibile
Le attività di Medici Senza Frontiere
I volontari di Medici Senza Frontiere forniscono ogni giorno centinaia di consultazioni mediche nelle tre isole dell’Egeo, in coordinamento con altre organizzazioni non governative. Inoltre, l’organizzazione francese sta lavorando per garantire ai migranti una migliore assistenza igienico-sanitaria e beni di prima necessità su base regolare.
La situazione a Samos e a Lesbo
Nel campo di Vathi, a Samos, 5.000 migranti vivono ammassati in uno spazio pensato per 650 persone. Dal campo profughi di Lesbo, invece, 1.500 migranti sono stati trasferiti sulla terra ferma e altri 2.500 si trovano ancora sull’isola, nonostante necessitino di cure specialistiche. Tommaso Santo, capo missione di Medici Senza Frontiere in Grecia, ha raccontato ai microfoni di Vatican News di aver constato, in una recente visita nell’isola di Lesbo, “le conseguenze di questo sistema di accoglienza fallimentare, cioè la mancanza totale di meccanismi di protezione garantiti ai migranti e l’insufficienza dei servizi offerti dall’Unione Europea nei centri di accoglienza”.
La condizione dei bambini nell’isola di Lesbo
La équipe di salute mentale pediatrica di Medici Senza Frontiere a Lesbo ha visto raddoppiare i piccoli pazienti nel mese di luglio rispetto ai precedenti. A luglio e agosto sono stati 73 i bambini curati dall’organizzazione non governativa. 10 dei 73 giovanissimi avevano meno di sei anni, il più piccolo appena due anni. Il capo missione in Grecia lancia un appello affinché “i bambini più vulnerabili vengano evacuati da queste isole”.
Un’accoglienza più umana
Tommaso Santo ha aggiunto che l’attuale modello d’accoglienza è fallimentare e ha espresso la necessità di “sviluppare percorsi più umani che rispettino la dignità di queste persone”. “Bisogna comprendere – spiega ancora Il responsabile di Msf – che sono persone costrette a fuggire da situazioni di crisi e di guerra”. Infine afferma: “l’altro ieri mi sono intrattenuto una mezz’ora con una famiglia afghana e mi ha raccontato che, dopo il bombardamento della loro città, è stata costretta a scappare e a lasciare tutto. La famiglia era riuscita a vendere le poche cose che aveva e con i soldi ha comprato un viaggio per la Grecia”.
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