Ostia. Vescovo Palmieri: sentenza sugli Spada una svolta contro la mafia
Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Ad Ostia, il quartiere di Roma che affaccia sul mare, era attivo un clan mafioso. E' quanto ha sancito la Corte d'assise di Roma che ha condannato 17 appartenenti ed affiliati al clan degli Spada, infliggendo anche tre ergastoli a quelli che per la Procura di Roma sono i capi indiscussi del sodalizio: Carmine Spada, detto Romoletto, Roberto Spada, già condannato per la vicenda della testata ad un giornalista della Rai, e Ottavio Spada, detto Marco. In totale i giudici, dopo oltre 10 ore di camera di consiglio, hanno disposto condanne per complessivi 147 anni di carcere e assolto 7 imputati. I reati contestati vanno dall'associazione di stampo mafioso, all'omicidio, all'estorsione all'usura.
Per mons. Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma, “forse si è ragionato molto su questo fatto, cioè se la mafia c’era, se la mafia non c’era … Ma che la mafia ci sia a Roma è evidente da anni; è la conferma, questa sentenza, di una realtà che i romani già conoscevano ‘direttamente’. Quindi, è una conferma importante, soprattutto sotto l’aspetto legale”.
Come bisogna reagire, secondo lei? Lei vede consapevolezza di questo, nella città?
R. – Io credo che la giornata di ieri sia stata una giornata leggendaria. Da questo punto di vista ha segnato simbolicamente una svolta, perché la cosa bellissima è quello che c’è adesso nelle realtà sequestrate alla mafia degli Spada. Ad esempio, nella palestra di Ostia-Idroscalo che è stata sequestrata agli Spada, dove adesso c’è una palestra che è affidata all’Ipab Asilo Savoia chiamata “palestra della legalità”, ora c’è tutto un altro discorso. Mentre prima c’erano persone giovani affiliate agli Spada che ci facevano i corsi di pugilato, di arti marziali, adesso ci sono gli istruttori dei Carabinieri, che fanno gli stessi corsi di pugilato e di arti marziali. O in una sala slot, sequestrata a un prestanome di Carmine Spada, proprio ieri c’è stato un incontro, con un gruppo di seminaristi del Seminario Maggiore, per parlare del gioco d’azzardo e di come quella stessa sala slot venisse utilizzata dagli Spada per poter sfruttare le persone.
La Chiesa in qualche modo, in questo momento, può essere lievito nella città affinché una coscienza civile riprenda?
R. – Darà sicuramente, la Chiesa, il suo contributo, così come l’ha sempre dato perché ci sia una coscienza civile capace di contrastare i fenomeni mafiosi. Il Vangelo vuole essere questo tipo di fermento: fermento di regno di Dio che è l’opposto di una città dominata dalle organizzazioni criminali, di una coscienza civica addormentata che non è più capace di rispondere e di reagire a queste situazioni.
Qual è il suo augurio per la città?
R. – I beni degli Spada sequestrati alla mafia, e speriamo anche sequestrati a tutte queste altre organizzazioni criminali, una volta che finalmente le forze dell’ordine, la magistratura le inchiodano alle loro responsabilità e puniscono i colpevoli, possano diventare questi luoghi didattici bellissimi proprio per creare una mentalità civica diversa. Quindi io penso che la giornata di ieri abbia un valore enorme per la nostra città di Roma, perché indica una possibilità di riscatto. Anche come diocesi di Roma stiamo organizzando, per il 19, 20, 21 aprile, Natale di Roma, un evento che possa essere un momento di riflessione ecclesiale a servizio della città.
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