Sudafrica: violenze di carattere socio-economico e non xenofobe
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Quella che negli scorsi anni era stata una violenza sporadica contro i negozi e le piccole imprese di proprietà straniera ricompare in questi giorni nel Paese africano. Dimostranti armati di machete sono scesi in piazza a Johannesburg per tre giorni per protestare contro l’alto tasso di disoccupazione e il diffuso livello di povertà e le manifestazioni ieri sono sfociate in disordini che hanno portato a saccheggiamenti di decine di negozi e incendi di veicoli.
A Johannesburg la situazione sta tornando alla normalità
La violenza è esplosa verso le attività commerciali gestite da stranieri, in particolare da migranti, accusati di attività criminali e di togliere posti di lavoro ai sudafricani. La polizia è intervenuta sparando proiettili di gomma per disperdere la folla. Cinque le vittime dei disordini, tutte sudafricane, ha precisato il ministro della Polizia, Bheki Cele. Proteste simili sono scoppiate anche a Pretoria, la capitale amministrativa del Paese. Il Presidente, Cyril Ramaphosa, ha condannato questi attacchi con un video su Twitter, definendoli “qualcosa di assolutamente inaccettabile, qualcosa che non possiamo permettere che accada in Sudafrica". Per prevenire nuove violenze, una forte presenza della polizia è stata prevista per oggi nelle strade di Johannesburg, dove la situazione sta tornando alla normalità.
Proteste più legate alla disoccupazione che al razzismo
Quanto sta accadendo in Sudafrica, per Antonella Sinopoli, giornalista esperta di Africa e direttrice di Voci globali, sono vicende che purtroppo vanno avanti da molti anni e di tanto in tanto ci sono queste recrudescenze. I fatti più gravi sono cominciati nel 2008, quando addirittura le vittime furono 60. “Probabilmente sono vicende che non vanno tanto legate al problema della xenofobia ma a fatti di natura sociale ed economica. Dietro a queste violenze – continua Sinopoli – c’è soprattutto un’economia stagnante, pur essendo il Sudafrica l’economia più forte del continente dopo la Nigeria, il tasso di disoccupazione è molto alto, soprattutto nelle fasce nere della popolazione e l’altro dato che può aiutare a capire la situazione è quello del welfare: solo il 10% delle famiglie nere beneficia della copertura medica”. Sui protagonisti delle manifestazioni di piazza, Sinopoli conclude: “Protestano soprattutto i giovani che vengono dagli slam e la motivazione è che gli stranieri sono in Sudafrica per rubare loro il lavoro, ma questo è stato smentito da moltissimi dati. Secondo un censimento del 2011, ci sono 2,2 milioni di immigrati in Sudafrica, su una popolazione di 52 milioni di persone. Quindi gli immigrati non rappresentano un numero così elevato come si potrebbe supporre dall’energia che si mette in queste violenze”.
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