Al via la settimana mondiale di azione per il clima
Federico Francesconi – Città del Vaticano
La settimana sarà caratterizzata da cortei in tutto il mondo, iniziate già oggi in India, Indonesia, Stati Uniti, Australia e Thailandia e che proseguiranno coinvolgendo ben 150 Paesi di tutto il mondo. Oggi a New York è arrivata (in barca a vela) anche Greta Thunberg che si unirà alle manifestazioni, che si chiuderanno, sempre con la sua presenza, tra una settimana a Montreal.
L’iniziativa nasce in parte con lo scopo di dimostrare la volontà di un’azione forte da parte dei leader mondiali, alla vigilia del summit delle Nazioni Unite di lunedì prossimo, incentrata proprio sull’ideazione di soluzioni pratiche alla situazione climatica. All’incontro si uniranno capi di stato e di governo, ma anche imprenditori, amministratori ed Ong, a cui il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha chiesto di arrivare a New York con piani concreti per il 2020 e proposte fattive riguardo la riduzione dei gas serra, nel rispetto degli accordi di Parigi del 2015.
I rischi più grandi per il clima in questo momento
L’emergenza climatica non è più considerata una possibilità dagli esperti, ma una catena di eventi già in atto, che richiede misure pratiche per essere arginata. La priorità principale è quella, già evidenziata nel 2015 a Parigi, di diminuire le emissioni di gas serra del 45% entro i prossimi dieci anni, puntando all’azzeramento totale entro il 2050.
La riduzione dei gas serra passa per un punto principale e cioè la riduzione drastica dell’utilizzo di tutti i combustibili fossili, come petrolio e carbone. Per farlo è necessario investire consistentemente sulle energie rinnovabili, i cui costi tecnologici ed efficienza, secondo gli esperti, sono in rapido miglioramento.
Uno studio inglese ha rilevato che nel 2016 le centrali eoliche del Regno Unito hanno generato più energia elettrica rispetto a quelle a carbone, dimostrando di poter sostenere una buona parte del fabbisogno energetico. Un altro studio affrontato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia ha calcolato che il carbone potrà essere sostituito dall’energia eolica e solare entro il 2040.
Il movimento dei giovani per il clima
Il Fridays for Future, nato in Svezia col nome di Skolstrejk för klimatet (più o meno “sciopero scolastico per il clima”), è il movimento che più si è fatto promotore della battaglia per il clima e l’ambiente nell’ultimo anno e mezzo.
Le origini del movimento risalgono al 2015, quando un gruppo indipendente studentesco invitò gli alunni di tutto il mondo a saltare la scuola e manifestare in occasione della conferenza sul clima di Parigi. Il movimento ha subito poi un grande balzo di partecipazione e notorietà grazie alle proteste portate avanti nel 2018 in Svezia dall’attivista quindicenne Greta Thunberg, incentrate sulla richiesta al governo di Stoccolma di rispettare la diminuzione delle emissioni come previsto dagli accordi di Parigi.
Ispirati dalla piccola Thunberg, gli studenti di moltissimi Paesi hanno organizzato numerosi scioperi e manifestazioni che hanno avuto un forte impatto anche a livello politico, soprattutto nel vecchio continente, dove alle ultime elezioni europee, la coalizione dei verdi ha mostrato la crescita maggiore.
La disparità sociale portata dall’emergenza climatica
Affrontare la questione con l’appoggio di tutte le grandi nazioni “È anche una questione di giustizia sociale, queste problematiche affliggono infatti soprattutto le zone più povere del mondo, dove la mancanza di risorse e la desertificazione sono già una realtà.” Lo ha raccontato ai microfoni di Radio Vaticana Alfonso Cauteruccio, presidente di GreenAccord onlus.
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