XXVI Giornata Mondiale Alzheimer: priorità alla prevenzione
Eliana Astorri e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Sofferenza, esclusione e maltrattamenti: anticipando l’odierna Giornata, Papa Francesco all’udienza generale dello scorso 18 settembre, aveva posto l’accento su quanti, uomini e donne, soffrono della malattia di Alzheimer e per questo sono vittime di violenze e abusi che ne calpestano la dignità.
Numeri e costi sociali in crescita
Stiamo parlando di numeri in crescita, secondo quanto riportato dalla Federazione Alzheimer Italia nel nuovo Rapporto mondiale Alzheimer 2019 intitolato “L’atteggiamento verso la demenza”. In esso infatti non solo emerge l’allarmante mancanza di conoscenza della demenza unita allo stigma verso questa condizione che impedisce alle persone di chiedere informazioni, supporto e assistenza medica che potrebbero migliorare la qualità della vita. Ma stando alle previsioni, il numero delle persone con demenza – in Italia pari a 1.241.000- è destinato più che triplicare rispetto ai 50 milioni attuali, raggiungendo 152 milioni nel 2050, con costi annui per ora, pari a mille miliardi di dollari.
Screening e prevenzione per migliorare la vita
Oggi 21 settembre in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer con centinaia di iniziative dedicate allo screening, alle famiglie, alla prevenzione e alle cure. Serve infatti parlare capire quanto le persone che oggi sono affette da questa forma molto comune di demenza degenerativa, possano essere assistite e come farlo.
Ci conduce in questo campo scientifico il prof. Paolo Maria Rossini, direttore dell’Istituto di Neurologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli che mette in evidenza diversi aspetti della complessa questione, partendo da cosa significa avere una diagnosi di Alzheimer, , poer spiegare poi cosa avviene alle cellule a livello cerebrale, rimarcando che la malattia inizia anche un decennio prima del suo manifestarsi e dunque richiede un programma di screening e di prevenzione fondamentali.
Il nuovo progetto nazionale di cui parla il professor Rossini, Interceptor, ha proprio lo scopo di individuare segni della demenza al loro inizio in modo da cominciare un intervento che può rivelarsi vitale. Al centro delle parole del progessore anche la grave carenza che ancora segna i servizi pubblici italiani dalle piccole a lle più grandi iniziative. Ma nelle sue parole non c'è spazio per lo sconforto: il messaggio finale è di avere speranza e fiducia specie nella ricerca che sta facendo piccoli ma decisivi passi in avanti.
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