Appelli all’Europa per arginare il traffico di esseri umani
Federico Francesconi – Città del Vaticano
Sulla drammatica vicenda è intervenuto al microfono di Lidia O’Kane mons. Robert Vitillo Segretario generale della Commissione Cattolica internazionale per le Migrazioni il quale parla di orrore per questa nuova forma di schiavitù e chiede ai governi maggiori controlli e nuovi mezzi per sostenere i migranti
R. – La mia reazione e quella della nostra organizzazione, la Commissione Cattolica internazionale per le Migrazioni, è di orrore. Siamo scioccati come molta gente nel mondo, dappertutto, per questa situazione, per queste tragedie nel Regno Unito. Però questa non è l’unica esperienza: ci sono migliaia di queste esperienze ogni giorno e durante tutto l’anno. Non è solo attraverso i camion che succedono queste cose ma anche via mare, attraverso le ferrovie... Ci molte possibilità per questa nuova forma di schiavitù umana. Credo che i governi debbano controllare meglio queste bande che fanno questo tipo di traffico di persone ma è necessario anche sviluppare alternative per le persone che devono migrare sia come rifugiato che come migrante che cerca un’altra vita, una vita degna. Bisogna sviluppare altri mezzi per arrivare a questo. Possiamo pensare al patto per le migrazioni che molti Stati hanno approvato l’anno scorso e implementare queste procedure proposte dal patto o pensare ad altri mezzi a livello nazionale e locale, come la possibilità di sponsorizzare come organizzazioni private, come Chiese, come municipi locali, come responsabili del commercio, in modo che le persone possano migrare in modo regolare e sicuro.
I corridoi umanitari possono arginare il traffico di esseri umani
Secondo Sant’Egidio i corridoi umanitari organizzati dalla loro comunità e da altre associazioni umanitarie possono solo arginare le morti causate dal traffico di esseri umani – come quella dei 39 migranti ritrovati in un container nel Regno Unito. La Comunità ha lanciato un appello alle istituzioni e ai Paesi europei, chiedendo che prendano misure in grado di arginare il numero sempre in aumento delle vittime dei viaggi della speranza, sia sul fronte del Mediterraneo, sia per quanto riguarda la rotta balcanica via terra.
La priorità più urgente per Sant’Egidio è la riapertura della possibilità di ingressi regolari in Europa per ragioni di lavoro, considerato anche il vantaggio proposto dalla forte domanda di manodopera in Europa in tutti i settori, soprattutto in quello dell’assistenza alle persone, nei Paesi afflitti dal calo demografico. Poi sarebbe necessario incentivare i corridoi umanitari e aprire nuove vie di migrazione regolare, cercando soprattutto la cooperazione con i numerosi paesi d’origine dell’immigrazione.
Il ritrovamento in un tir nell'Essex dei cadaveri di 39 migranti
Ieri nella zona industriale di Grays, circa 35 chilometri a est di Londra, la polizia inglese ha rinvenuto 39 migranti di nazionalità cinese morti all’interno di un container trainato da un tir. L’autista della vettura, un uomo di 25 anni, nordirlandese, è stato interrogato ed è ora sotto custodia con l’accusa di omicidio colposo e complicità in omicidio di massa; inoltre in Irlanda del nord, le forze dell’ordine hanno perquisito due abitazioni legate all’uomo. La sensazione è che le persone trovate morte stessero cercando di entrare illegalmente in Inghilterra, e che il loro arrivo sia stato organizzato dalla criminalità organizzata, recentemente fortemente coinvolta nel traffico di esseri umani.
Le ipotesi sul tragitto dei 39 migranti deceduti
Un’indagine è stata aperta anche in Belgio, il Paese da cui è giunto il carico del tir, passando per il porto di Zeebrugge, ma non è ancora chiaro per quanto il container abbia sostato sotto la giurisdizione di Bruxelles. Anche la Bulgaria – dove il carico si trovava prima di raggiungere il Belgio – ha offerto totale collaborazione. Le prime ipotesi hanno sostenuto che il tir stesse seguendo la cosiddetta rotta balcanica, trasportando migranti in fuga dalle guerre in Medio Oriente e che avesse poi deviato per il Belgio, invece di raggiungere direttamente l’Inghilterra passando per Dover e Calais. Tuttavia il riconoscimento dei migranti deceduti, come quelli di nazionalità cinese, esclude almeno in parte questa teoria.
Il modello dei corridoi umanitari sperimentato da Sant’Egidio
“Abbiamo chiesto al governo italiano – spiega ai microfoni di Radio Vaticana Daniela Pompei, responsabile migrazione e integrazione per la comunità di Sant’Egidio - la possibilità di far accogliere alcuni migranti dalle nostre associazioni. Tutte le spese di accoglienza e integrazione sono a carico degli enti promotori; inoltre i migranti vengono controllati dalle nostre ambasciate e dalle forze dell’ordine, in questo modo quando arrivano sul suolo italiano sanno già dove andare. È un modello ormai strutturato che garantisce salvezza ai profughi e sicurezza ai cittadini europei. Sant’Egidio, assieme alla Cesi e alle Chiese Protestanti, ha dimostrato che i corridoi umanitari funzionano, ma per gestire la situazione è necessario aprire anche altre vie”.
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