Archivi audiovisivi sono preziosi: dentro c’è storia e identità dei popoli
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Una Giornata per sensibilizzare i governi, le imprese private e la società civile sull’importanza di preservare e valorizzare i patrimoni audiovisivi, questo tesoro inestimabile, che è stato ed è fondamentale per la costruzione delle identità individuali e sociali, per la formazione culturale delle persone, per la memoria collettiva dei popoli. Registrazioni radio e televisive, discografia e filmografia che raccontano la storia e l’oggi dei secoli ventesimo e ventunesimo, che parlano del passato e interpellano il presente, che spiegano, incuriosiscono, insegnano, divertono, intrattengono ed entrano e rivivono nel vissuto quotidiano di chi ha la possibilità di poterne usufruire.
Cinema&Storia, 10 anni di incontri nelle scuole
“Gli archivi audiovisivi – sottolinea l’Unesco – raccontano le storie delle vite dei popoli di tutto il mondo”. Tra le iniziative meritevoli di rilancio tra i giovani del patrimonio cinematografico, italiano e non solo, è il progetto “Cinema&Storia”, realizzato nelle scuole di Roma e del Lazio, che quest’anno festeggia 10 anni di attività, durante i quali sono stati coinvolti 500 istituti, 1000 docenti, oltre 22 mila studenti, 100 grandi protagonisti del mondo del cinema e della cultura. “Un bilancio estremamente positivo”, spiega il responsabile del progetto, lo scrittore Vins Gallico:
R. – Cinema&Storia progetto è un modo per fare entrare i ragazzi a contatto con quella che è la storia del cinema e il cinema nella storia; è anche un tentativo di insegnare loro come si possono comprendere, vedere e amare i film.
Quanto è importante che i giovani possano anche conoscere il loro passato, anche recente, attraverso i film?
R. - È molto importante che loro conoscano la storia attraverso il cinema, ma che conoscano anche la storia del cinema. Le faccio un esempio: “La grande guerra”, un film di Monicelli, è il film quello che ha ribaltato quella che era la convinzione dell’eroismo patriottico della grande guerra. Portare i ragazzi a questo livello di riflessione è uno dei compiti di “Cinema&Storia”, anche attraverso un approccio emozionale, per cui i ragazzi arrivano ad entrare in contatto con grandi esponenti del mondo della cultura. Ad esempio, l’11 novembre ci sarà una proiezione all’Auditorium di Roma del film “Il traditore”, insieme al regista Marco Bellocchio. Dare ai ragazzi e anche ai docenti la possibilità di vedere i film e poi parlarne con i protagonisti, con gli autori o con coloro che questi film li hanno ideati, scritti, girati diventa per loro un momento di contatto, un 'gancio' che poi li fa entrare dentro la storia.
Nella lista dei film proposti al primo posto “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, un film del 1945, drammatico affresco di quanto accaduto nella Seconda Guerra Mondiale, per poi arrivare a “L’insulto” di Ziad Doueri, del 2017, che affronta invece i contrasti del Libano di oggi. Quindi un passato ed un presente focalizzati da una macchina da presa.
R. – Certamente. Abbiamo messo insieme una lista di oltre 40 film, che vanno a comporre una sorta di archivio che tutte le scuole che hanno aderito al progetto “Cinema&Storia” hanno nella loro biblioteca scolastica. Sono film che noi distribuiamo in cofanetti di quattro film alla volta ogni anno. Siamo arrivati a distribuire una quarantina di pellicole. Questi film sono stati selezionati dalla lista dei “100 + 1. Cento film e un Paese, l’Italia”, che è stata composta da un’idea di Fabio Ferzetti per l’Associazione Giornate degli Autori, oltre ad altri film attuali, meritevoli, che vengono premiati. Per cui si parte dal 1945 per arrivare ai giorni nostri.
Si sente spesso lamentare che i giovani hanno difficoltà a concentrarsi a vedere un film nella sua interezza, a rifletterci sopra. Questo per effetto dei nuovi media. Voi che esperienza avete avuto?
R. - Le dico una cosa. I nuovi film, anche i grandi successi commerciali – penso all’ultimo film di Tarantino o agli Avengers – hanno una durata che è superiore alle due ore, due ore e venti minuti. Questo significa che se è vero che da un lato siamo sempre più attenti alle nuove tecnologie, alla serialità televisiva, il Cinema invece sta espandendo la propria durata proprio perché deve diventare un elemento unico, come se andassimo a vedere uno spettacolo intero che non possiamo vedere attraverso gli schermi dei nostri computer o dei nostri televisori. Per cui, vederlo poi tutti insieme e commentarlo deve diventare per noi una sorta di grande esperimento di massa, di grande esperienza collettiva. Questa è la prima cosa che facciamo. In più, noi portiamo anche i ragazzi sui luoghi del cinema; penso ad esempio ai nostri meeting a Ventotene, a Sabaudia, dove i ragazzi hanno visto film sull’antifascismo nelle città di fondazione. A Sabaudia siamo andati a vedere “Vincere”, un film di Marco Bellocchio.
Quindi anche una rieducazione alla visione dei film, soprattutto coinvolgendo questi ragazzi.
R. – Sì, anche perché i ragazzi dopo aver partecipato al progetto annuale che prevede un approfondimento per i docenti e gli incontri con i ragazzi, producono a loro volta anche un prodotto, un racconto, una sceneggiatura, un cortometraggio, che viene poi sottoposto ad un concorso. I ragazzi più meritevoli, le scuole più meritevoli alla fine vincono un computer, una tavoletta grafica, qualcosa che rimanga loro anche per poter effettivamente continuare a produrre audiovisivi.
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