A Roma le immagini delle due Berlino del 1989, prima e dopo il Muro
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Sono partito il 2 novembre da Milano dopo il discorso di Gorbaciov, che sembrò a molti un via libera all’apertura della frontiera tra la Germania dell’Est e quella dell’Ovest. Ma non pensavo che il Muro sarebbe caduto così velocemente. Dovevo rimanere due settimane, alla fine lasciai Berlino il 3 ottobre 1990, il giorno dell’unificazione tra le due Germanie”. Quello di Livio Senigalliesi, fotoreporter milanese di 63 anni, era l’unico obiettivo straniero a Berlino Est il 9 novembre 1989, il giorno della caduta del Muro.
"Non farmi Muro", dal 13 ottobre al 10 novembre
Le sue foto, in gran parte in bianco e nero, sono protagoniste della mostra “Non farmi Muro”, organizzata dall’Ambasciata della Repubblica federale di Germania, che dopo l’anteprima al Maxxi di Roma, il 6 ottobre, riapre alla fine della Settimana tedesca in Italia, il 13 ottobre, al Museo delle Mura, in via Porta di San Sebastiano 18, tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 9 alle 14, con ingresso libero, fino al 10 novembre. La mostra mette in luce, attraverso più di 40 scatti, come è cambiata la città di Berlino dal 1989 ad oggi. Le foto della Berlino del 1989 sono di Senigalliesi, mentre quelle della Berlino di oggi sono di Daniel Pilar e VisitBerlin. Le accompagna una mostra intitolata “Il cammino verso l’unità tedesca” realizzata dall’Ambasciata di Germania in collaborazione con la Bundesstiftung Aufarbeitung.
Senigalliesi: ho raccontato una città divisa e poi la caduta
Chiediamo a Livio Senigalliesi di raccontare com’era la Berlino Est che ha visto ed ha immortalato con la sua macchina fotografica in quei giorni di novembre, nei quali si faceva la storia dell’Europa.
R. – Al di là del muro c’erano ancora le case bombardate dalla Seconda Guerra mondiale, un’atmosfera di controllo poliziesco e poca libertà anche di movimento. Io mi sentivo controllato, però questo era il lavoro che dovevo fare: raccontare una città divisa e quindi con tutti i suoi problemi anche di carattere sociale. Poi arrivò il 9 novembre, il giorno della caduta del Muro e mi trovai al posto giusto. Non fu solo una festa, c’era ancora molta diversità tra i due blocchi e fra le due zone della città; quindi fu molto interessante documentarla nel tempo. Ero partito per stare lì solo due settimane; rimasi fino al 3 ottobre 1990, il giorno dell’unificazione.
Hai vissuto anche l’inizio della condivisione tra le due Berlino. Quali erano le difficoltà iniziali?
R. - Intanto devo dire che in quell’anno Berlino divenne capitale – prima la capitale della Germania Ovest era Bonn – e quindi era un cantiere a cielo aperto. Ad esempio la Potsdamer Platz che tutti conoscono, la sede delle grandi multinazionali, è stata costruita proprio nella zona tra i due muri; era l’emblema della ricostruzione. Poi negli anni c’era anche una certa disillusione, perché effettivamente rimane ancora, profondamente, nelle persone di una certa età che hanno vissuto ai tempi della Ddr anche rimpianto, una certa nostalgia dell’Est, di un sistema di socialismo reale che consentiva a tutti di avere una sicurezza maggiore, una sicurezza sociale.
Quando si è capito che davvero sarebbe successo? Tu hai fotografato le reazioni dei berlinesi, soprattutto quelli dell’Est …
R. - Ci volle del tempo anche per crederci, perché loro potevano attraversare il muro ma solo per pochi metri; non c’era una libertà di movimento: potevano fare cinque, dieci metri, comprarsi delle cose che c’erano al di là del muro - perché nella zona occidentale di Berlino c’erano più derrate alimentari, molte più cose che loro ad Est non avevano - e quindi poi tornare ad Est con queste banane, con un televisore a colori. C’era l’emozione del mercato e della libertà di movimento, però ci volle ancora più di un anno per ottenere una parità di diritti fra le due parti della città.
Una mostra come questa può essere utile anche ai giovani che 30 anni fa non c’erano per capire che comunque c’era un'Europa dove non c’era libertà, un’Europa a pochi passi dalla nostra dove i servizi segreti ti controllavano la vita. Come spieghi questa Europa oggi ai giovani che magari non conoscono la storia?
R. - Significa partire da questo muro e raccontare quello che è stato il muro che divideva Berlino, ma che divideva l’Europa ai tempi della Guerra Fredda, però anche con una forte attenzione nei confronti dei muri di oggi; pensiamo ad esempio a quello costruito in Israele o quello costruito al confine fra la Serbia e l’Ungheria per evitare l’arrivo dei migranti.
Fotoreporter nei Balcani e a Mosca nei giorni del golpe
Livio Senigalliesi è uno dei pochi fotogiornalisti italiani ad aver documentato tutte le guerre balcaniche e numerosi conflitti, noti e meno noti, che insanguinano il mondo, dal Medio Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, a Mosca durante i giorni del golpe, che sancirono la fine dell'Unione Sovietica, fino a Sarajevo, dove ha vissuto tra la gente l'assedio più lungo della storia. Ha seguito tutte la fasi del conflitto nell'ex Jugoslavia e documentato le atroci conseguenze di guerre e genocidi in Africa e sud-est asiatico.
Oggi focus sulle vittime civili delle guerre e sui migranti
Negli ultimi anni ha focalizzato le sue energie su due progetti: quello dedicato alle vittime civili dei conflitti e quello sulla condizione umana degli immigrati seguendo le rotte migratorie nel Mediterraneo e i progetti di accoglienza per i richiedenti asilo nel nostro Paese. Oltre alle mostre e ai libri, realizza progetti didattici per gli studenti delle scuole, in modo che la sua testimonianza diretta avvicini i giovani ai temi della pace e della guerra ed alla comprensione delle migrazioni forzate.
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