Caso Tafida: la bimba potrà continuare a vivere
Giordano Contu – Città del Vaticano
Ieri i giudici britannici hanno autorizzato il proseguimento delle cure nel Regno Unito o all'estero. La bimba, di cinque anni, si trova da mesi ricoverata in stato di minima coscienza al Royal London Hospital, dove è stata trasferita dopo essere stata sottoposta, nel febbraio del 2019, ad un intervento chirurgico al cervello, a seguito di una grave emorragia che ha lasciato gravi danni alla paziente.
I medici del nosocomio londinese avrebbero voluto sospendere la ventilazione artificiale, non vedendo alcuna possibilità di recupero. Ma il verdetto emesso dell’Alta Corte dell’Inghilterra e Galles, firmato dal giudice Alistair MacDonald, ha accolto il ricorso dei genitori di Tafida. Nei prossimi giorni la bambina è attesa all’istituto pediatrico Gaslini di Genova che, già nei mesi scorsi, si era offerto di prendersi cura di lei. Casi simili come quelli di Charlie Guard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup, per i quali è stato deciso di staccare la spina e interrompere le cure. Tutti casi, come anche in quello di Vincent Lambert, in cui il Papa ha sempre ribadito il diritto alla vita. L’accoglienza al Gaslini, spiega Paolo Petralìa, direttore generale dell’ospedale pediatrico, è “un segnale fondamentale nella logica della umanizzazione delle cure e di una sanità che sia davvero al servizio della persona”.
R. – Da sempre questa è la missione dell’Istituto Gaslini che, prima di curare, si prende cura, perché questa è una profonda convinzione rispetto al beneficio nei confronti delle persone, in particolare dei piccoli pazienti. A maggior ragione, si tratta di una cosa importante oggi, in quanto una sentenza attesta che è comunque necessario e doveroso proseguire le cure per dare dignità alla vita.
Quali sono le condizioni di salute attuali di Tafida?
R. – Tafida ha subito, purtroppo, una bruttissima emorragia cerebrale diversi mesi fa che l’ha portata a una condizione di minima coscienza; ha subito degli interventi neurochirurgici e ha proseguito il suo percorso mostrando una risposta, una reattività agli stimoli ambientali, agli stimoli diretti che l’hanno tenuta sempre inserita nel contesto e nelle relazioni con le persone che aveva intorno. Noi abbiamo potuto studiare il caso con i nostri medici e visitare il bambino nel mese di agosto. Quindi le ultime osservazioni, gli ultimi dati che abbiamo, si riferiscono a quel periodo. Contiamo però, e siamo fiduciosi, di poterla vedere, di poterla ricevere nel nostro ospedale molto presto e quindi di potere poi direttamente valutare le sue condizioni.
Sapete quando la bambina arriverà a Genova?
R. – Quello che è molto bello è che ho avuto conferma che non ci sarà appello da parte della realtà inglese nei confronti di questa sentenza; quindi davvero il trasferimento si potrà fare a brevissimo, direi nei giorni della prossima settimana.
Emerge un netto contrasto tra la vostra scelta e quella dell’ospedale londinese: perché?
R. – Proseguire le cure è sempre una scelta importante e noi sappiamo bene che esiste un estremo da un lato, che si chiama “abbandono terapeutico”, e dall’altro un altro estremo che si chiama “accanimento terapeutico”. Come sempre, gli estremi portano con sé problematicità ed esagerazioni. Così come non ci si deve accanire con la terapia, altrettanto è evidente che non si debba abbandonare la terapia, là dove invece è utile e in qualche modo benefica. Ecco: siamo proprio nella situazione in cui proseguire le cure è una condizione doverosa, perché si tratta di concedere tempo, di concedere un’opportunità, di concedere uno spazio alla bambina e alla sua famiglia per potere vivere al meglio ogni momento di vita che le è dato.
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