Catalogna, oggi il giorno della grande mobilitazione
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Migliaia i manifestanti oggi a Barcellona provenienti da tutta la Catalogna, paralizzata da uno sciopero generale indetto, così come tutta la protesta, dalle formazioni indipendentiste a seguito delle condanne emesse, lo scorso 14 ottobre, dalla Corte suprema spagnola a carico di 12 leader separatisti catalani. Una sentenza che negli ultimi giorni, anche ieri sera, ha provocato un’ondata di violenze con un bilancio di oltre 200 feriti tra agenti di polizia e manifestanti e un centinaio di arresti tra Barcellona, Lleida, Tarragona e Girona.
I religiosi catalani chiedono di liberare gli indipendentisti
“La violenza non resterà impunita”, ha avvisato il ministro degli interni spagnolo Grande-Marlaska, mentre a chiedere a gran voce di liberare i condannati sono alcuni madri badesse dei monasteri catalani, nonché l’abate di Montserrat Josep Maria Soler, per il quale la loro liberazione “faciliterebbe la ricerca di una via di uscita al problema”. In Belgio è stato intanto rilasciato l’ex presidente della regione catalana, Puigdemont, che si era consegnato alle autorità belghe. Secondo Alfonso Botti, docente di storia contemporanea all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, era prevedibile che una tale sentenza di condanna avrebbe scatenato le reazioni della Catalogna, “in particolare nelle zone in cui è più forte l’indipendentismo che – aggiunge – non bisogna dimenticare che non è omogeneamente diffuso in tutto il territorio catalano”.
Promesse impossibili e assenza di dialogo cause della crisi
L’attuale situazione, spiega ancora, si è andata creando “da una parte per l’avventurismo dei politici indipendentisti catalani che hanno promesso cose che non erano possibili, dall’altra parte invece si registra una scarsa propensione al dialogo delle due principali forze politiche spagnole, del Partito Popolare, perché la situazione di crisi si è creata quando al governo vi era mariano Rajoy, e del partito socialista”.
Sagrada Familia chiusa e rinvio di Barcellona-Real Madrid
Quattro giorni fa, dopo il pronunciamento della Corte suprema spagnola, i vescovi catalani erano intervenuti chiedendo il rispetto della sentenza, allo stesso tempo però di avviare un serio percorso di dialogo, unica soluzione per una pacificazione del territorio. “E’ giusto imboccare la via del dialogo – condivide quindi Botti – quello catalano è un problema politico, che va risolto politicamente, la politica è l’arte della mediazione, del compromesso, quindi certamente la via del dialogo è l’unica praticabile. Nelle ultime ore intanto, non solo si è decisa la chiusura della grande basilica di Barcellona, Sagrada Familia, ma si è anche stabilito, sempre per ragioni di sicurezza, il rinvio della partita Barcellona-Real Madrid, prevista il prossimo 26 ottobre e spostata a data da destinarsi
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