Ecuador: accordo tra governo e leader indigeni. Al Sinodo la preghiera del Papa

Francesco, stamani al Sinodo, ha pregato per l'Ecuador. Nel Paese il presidente Moreno e i leader della protesta indigena hanno messo fine alle proteste contro il pacchetto di misure di austerità, tra queste l’azzeramento dei sussidi al carburante. E’ stata infatti raggiunta un’intesa tra le parti

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Una preghiera per le comunità indigene dell'Ecuador l'ha rivolta stamani il Papa aprendo la Congregazione generale  al Sinodo per la Regione Panamazzonica. Ricordando l'importanza di cooperare insieme ha affidato a Maria le persone che hanno perso la vita nel Paese sudamericano, scosso in questi giorni da una serie di violenze ma anche i feriti, i perseguitati, gli imprigionati. "Che Lei porti la pace - ha detto Francesco - e li accompagni in questo momento di tanta sofferenza, specialmente tra gli indigeni dell'Ecuador". Ieri all’Angelus, si era fatto interprete della preoccupazione dei vescovi ecuadoregni che stanno partecipando al Sinodo, "incoraggio - aveva detto - a cercare la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili, ai poveri e ai diritti umani”.

Fine delle proteste

Nelle ultime ore lo scenario nel Paese sudamericano è cambiato. Il governo e i leader indigeni hanno decretato la fine delle proteste, costate la vita negli ultimi 10 giorni a 7 persone, dopo il raggiungimento di un accordo sulle misure di austerity messe in atto da Quito per ottenere un prestito di 4,2 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Il presidente Lenin Moreno ha infatti deciso di collaborare con i leader indigeni, guidati da Jaime Vargas, per elaborare un nuovo pacchetto di misure finalizzato a tagliare la spesa pubblica, aumentare le entrate e ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico.

Sì ai sussidi per il carburante

Importante il passo indietro sui sussidi per il carburante, in vigore da 40 anni, e che il presidente intendeva eliminare. Su questo punto, la Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) si era molto battuta ottenendo, nelle ultime ore, l’auspicato risultato. 

Monsignor Eugenio Arellano Fernandez, presidente della Conferenza Episcopale dell'Ecuador
Monsignor Eugenio Arellano Fernandez, presidente della Conferenza Episcopale dell'Ecuador

Arellano Fernandez: importante l'appello di Papa Francesco

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador monsignor Eugenio Arellano Fernandez, presente al Sinodo per l’Amazzonia, che nell'intervista a Vatican News esprime anche i suoi dubbi sulla situazione economica del Paese:

Ascolta l'intervista al presidente della Conferenza episcopale dell'Ecuador

R. – É una soddisfazione molto grande perché sappiamo che hanno annullato tutte le misure prese. La pace sociale, la pace pubblica, sono tornate in Ecuador. Il governo si impegna nel trovare una soluzione, per cercare i fondi in altri modi. Ma non abbiamo soldi; il governo precedente ha rubato molto. E questo governo non ha niente e deve trovare fondi per andare avanti nel cammino ordinario. Avevano trovato questa misura che consisteva nel ritirare il sussidio ai combustibili; questo ha causato un disordine sociale molto grande. Cercheranno altri modi.

Qual è la proposta della Chiesa per trovare nuovi fondi?

R. - La proposta sarà un sacrificio, qualsiasi esso sia. Nessuno paga volentieri l’aumento delle tasse.

Però un sacrificio per tutti, non solo per gli indigeni quindi …

R.-  Forse l’Iva si alzerà un po’, non lo so. Magari il Fondo Monetario Internazionale cederà un po’ tenendo conto delle nostre esigenze.

È importante comunque che ci sia stato l’appoggio del Papa. il suo appello è stato utile?

R. - È stato molto importante. 

Il Papa con i vescovi dell'Ecuador e con Patricia Gualinga (al centro)
Il Papa con i vescovi dell'Ecuador e con Patricia Gualinga (al centro)

Gualinga: i popoli indigeni non sono violenti

A Vatican News Patricia Gualinga, leader indigeno del popolo Quichua di Sarayaku, in Ecuador, ha riferito di aver parlato con Papa Francesco, molto attento alle vicende del suo Paese. Lei ha potuto lasciare solo ieri sera l'Ecuador per partecipare al Sinodo, a causa della situazione di tensione che si era creata. "Il Pontefice - ha spiegato - mi ha detto che ha visto che i popoli indigeni non sono ricorsi alla violenza, hanno fermato i militari e quello che hanno fatto è stato ritirare le armi e dire loro di andare in pace. Poi  le hanno restituite dimostrando così che non sono violenti ma vogliono la pace. Stamattina ha anche pregato per l'Ecuador e questo è molto importante. Ringraziamo Papa Francesco e ringraziamo Dio Onnipotente perchè la pace è stata raggiunta".

Cob Garcia: l’Ecuador è un Paese di pace e armonia

Vivere in pace e continuare a camminare insieme ai popoli indigeni: è il desiderio espresso a Vatican News da monsignore Rafael Cob García, vicario apostolico di Puyo, Ecuador, dopo la notizia della crisi risolta nel suo Paese. “Credo che la solidarietà dei vescovi - ha spiegato - sia stata molto importante, sia dei vescovi ecuadoriani che da qui hanno seguito passo dopo passo la situazione davvero penosa che il nostro Paese ha vissuto, ma anche degli altri presuli. Come dice San Paolo quando un membro soffre tutto il corpo soffre con lui. I vescovi dell'America Latina e soprattutto di Repam (Rete panamazzonica) hanno mostrato, in un comunicato, la loro solidarietà. Credo - ha aggiunto - che quanto deciso dal governo e dai leader indigeni ci dia speranza perchè l'Ecuador può vivere in pace e armonia, come è sempre stato. Vogliamo veramente che si viva tutti come fratelli, che gli indigeni e i meticci camminino insieme per costruire il Regno di Dio e per curare la nostra terra, i territori che fanno parte della vita di questi popoli. Per questo siamo felici e speriamo che Dio continui ad aiutarci e rafforzarci per poter camminare insieme e vivere in pace e armonia".

 

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14 ottobre 2019, 10:32