Elezioni Polonia: maggioranza assoluta ai nazionalisti
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Domenica 13 ottobre il 61% degli elettori polacchi si è recato alle urne, surclassando il dato di cinque mesi fa, quando l’affluenza alle Europee si era fermata al 43%. Quattro anni fa invece, per eleggere i membri del Parlamento, votò il 50% degli aventi diritto. Raccolto dunque l’appello al voto, arrivato da più parti, compresi i vescovi cattolici che avevano voluto sottolineare alla vigilia “il dovere morale di partecipare alla votazione”. Il risultato è stato nettissimo: a vincere è la stessa forza politica che ha guidato il Paese dal 2015 ad oggi.
Una vittoria schiacciante
Tutti i sondaggi davano nettamente favorito il Partito per il Diritto e la Giustizia (PiS), con previsioni che superano il 40% delle preferenze. Pronostici ampiamente rispettati, visto che il primo partito polacco ha chiuso con il 43,6% dei voti. Una vittoria schiacciante per i conservatori nazionalisti di Kaczynski, che da soli, grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale, otterranno circa 239 seggi dei 460 totali. “Abbiamo davanti a noi quattro anni di lavoro, e la Polonia deve cambiare ancora, in meglio”, ha detto il leader del PiS, senza però risparmiare forti critiche a quei cittadini che, nonostante i progressi fatti dal Paese negli ultimi quattro anni, a dir suo avrebbero “stupidamente pensato” di scegliere una maggioranza differente per guidare la Polonia.
Le altre forze politiche
La seconda forza polacca, Coalizione Civica, che ha come protagonista al suo interno Piattaforma Civica, partito liberale e moderato, ha chiuso distante oltre 15 punti percentuali, poco sopra il 27% delle preferenze. Il partito fondato dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e la sua coalizione non sono dunque riusciti nell’impresa di superare il 30% dei voti, così da cercare di andare al voto formando un blocco con le forze di sinistra in grado di avere la maggioranza dei seggi in Parlamento. Ipotesi questa possibile alla vigilia del voto, ma comunque remota, viste soprattutto le enormi difficoltà degli ultimi anni della sinistra polacca, che nel 2015 non riuscì addirittura a superare la soglia di sbarramento necessaria per entrare alla Camera bassa del Parlamento. Traguardo raggiunto invece ieri.
Il fattore economico
Se l’alta affluenza e la mancata necessità di doversi coalizzare con altre forze per il PiS sono i due elementi chiave nell’analisi del voto, va detto che la crescita economica del Paese ha inciso in modo decisivo sul risultato di queste elezioni. Ne è convinto Giuseppe D’Amato, giornalista esperto di Europa centro-orientale, che nella nostra intervista sottolinea come gli aiuti europei alla Polonia abbiamo permesso a questo Paese di intraprendere politiche di crescita: dall’aumento dei salari a quello delle pensioni minime, fino alle efficaci politiche per la famiglia. “L’Unione Europea con i suoi aiuti incide sul 2% del Pil polacco”, sottolinea D’Amato.
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