Elezioni in Portogallo. Vittoria dei socialisti, ma manca la maggioranza assoluta
Federico Francesconi – Città del Vaticano
I risultati elettorali delle ultime elezioni in Portogallo confermano il rafforzamento del partito socialista del primo ministro Antonio Costa, guadagnando 20 seggi parlamentari in più rispetto agli 86 della tornata elettorale del 2015, a seguito della quale aveva dovuto allearsi per formare un governo con il Blocco di Sinistra e con la Coalizione Democratica Unitaria (formata da comunisti e verdi), che in queste elezioni hanno ottenuto rispettivamente il 9.6% e il 6.4% dei voti, con un leggero calo rispetto al 2015. Costa ha affermato che avvierà presto il dialogo con le altre forze politiche per la formazione di un governo stabile, e ci si aspetta che cerchi di trovare un’intesa con almeno uno dei suoi vecchi alleati.
La principale opposizione, rappresentata dal partito socialdemocratico di centro-destra (Psd) ha perso invece qualche seggio passando da 89 a 77, con una percentuale di voto del 27.9%.
Il precedente governo Costa
Con la precedente legislatura, Antonio Costa stupì alcuni analisti e una parte della stampa quando, con una maggioranza non abbastanza stabile per governare, invece che rivolgersi verso un’alleanza ampia e di centro, riuscì a formare un’alleanza con i blocchi più a sinistra del parlamento, garantendo loro politiche di previdenza sociale.
Quella coalizione appariva inizialmente piuttosto traballante, tanto da essere chiamata in Portogallo geringonça, un termine traducibile più meno come “accozzaglia”; Costa però si è dimostrato abile nel mantenere sia i rapporti interni che quelli internazionali, mostrando all’Europa un bilancio rispettoso delle regole di austerity e una forte collaborazione (Mario Ceteno, il suo ministro delle finanze, è stato addirittura eletto presidente dell’Eurogruppo), e allo stesso tempo riuscendo a garantire ai suoi alleati in patria aumenti delle pensioni e del salario minimo.
Ora primo ministro, Costa è riuscito a mantenere questo equilibrio fino a oggi, innalzando del 3.5% la crescita economica del paese e riducendo ai minimi storici il tasso di disoccupazione. Questi elementi hanno influenzato direttamente il gradimento elettorale del partito socialista, nonostante il forte astensionismo registrato nelle ultime elezioni.
Il problema degli investimenti pubblici
Il contraccolpo delle politiche economiche del governo Costa potrebbe farsi sentire solo tra qualche anno. Sono infatti gli investimenti pubblici nelle strutture e trasporti quelli che hanno subito i tagli più pesanti dovuti all’austerity, tanto che in percentuale, rispetto al PIL del paese, sono i più bassi d’Europa.
A febbraio, una locomotiva in servizio da 40 anni è andata in pezzi uscendo dai binari. Fortunatamente il resto del treno non ha deragliato e non ci sono state vittime, ma l’evento ha dimostrato chiaramente la decadenza di alcune infrastrutture pubbliche portoghesi. Le 22 nuove locomotive ordinate subito dopo l’incidente dal governo Costa, non sono state abbastanza da fermare il susseguirsi delle manifestazioni dei lavoratori delle ferrovie, ai quali si sono uniti gli insegnanti e soprattutto gli infermieri, la cui protesta è stata così forte che il governo ha dovuto modificare la legge per costringerli a riprendere a lavorare almeno in parte.
Una panoramica nel contesto europeo
“Il Portogallo ha saputo tenere sotto controllo i conti e gestire gli investimenti nello sviluppo, nella ricerca e nell’innovazione e l’elettorato ha premiato queste misure; per questo non c’è stata come in altri paesi una svolta né populista né sovranista”: lo ha spiegato a Radio Vaticana Renata Lizzi, docente di Studi delle Istituzioni e delle Politiche Ue all’Università di Bologna.
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