Il dialogo come strumento di prevenzione al dramma del suicidio
Francesca Berti – Città del Vaticano
Ogni anno 800mila persone in tutto il mondo muoiono per suicidio: un dramma che coinvolge spesso i giovani nella fascia d’età tra i 12 e i 29 anni. In Italia il tasso di mortalità è il più basso d’Europa, ma non tra i più bassi al mondo. Resta comunque la seconda causa di morte tra i ragazzi, dopo gli incidenti stradali.
La solitudine dei giovani
Nel sistema di prevenzione continua a essere prioritario rompere il muro dell’isolamento, come spiega Joele Usai, giovane volontario alla comunità di cura Samadi. “Bisogna far capire loro che non sono soli e soprattutto non bisogna mai colpevolizzarli o deriderli”. Un’affermazione che trova d’accordo Valentina Papetti, anche lei giovane volontaria: “I ragazzi che si trovano in difficoltà devono sapere che ci sono persone pronte ad aiutarli e ad ascoltarli”.
L’importanza dell’integrazione
L’impatto delle malattie mentali, sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità, è in continuo aumento e almeno una persona su quattro sviluppa un disturbo mentale nell’arco della propria vita. Tra i principali nemici spiccano le diverse forme depressive. Una realtà di cui si parla ancora poco. Sabrina Alfonsi, presidente del I municipio di Roma, sottolinea l’importanza delle istituzioni nell’aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica. Un efficace esperimento in questa direzione è stato avviato con il progetto ‘Bookcrossing’, grazie al quale alcuni pazienti in cura presso uno dei centri di igiene mentale della capitale gestiscono una bancarella di scambio di libri usati. “Uno strumento – sottolinea la Alfonsi – per integrare questi pazienti nella società ma anche per coinvolgere la società nella vita di queste persone”.
Uscire dall’ombra
La fase più importante di qualsiasi forma di prevenzione consiste nel cercare aiuto e nel parlare con chi si ha vicino. Alessio Simonetti, il medico psichiatra della comunità di cura Samadi, non ha dubbi a riguardo: “Bisogna superare lo stigma e parlare. Esprimere il proprio disagio è il primo passo, il primo fattore di prevenzione. Anche il solo parlare abbassa il rischio di suicidio”.
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