Yemen: spiragli di pace tra separatisti e governo
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Una guerra civile che dura da quattro anni e mezzo e che ha causato almeno 70.000 morti. La peggiore crisi umanitaria al mondo, con oltre tre milioni di sfollati. Questi i numeri dello Yemen, che ora intravede uno spiraglio di luce sulla strada della pace, dopo la firma della bozza dell’accordo tra i separatisti del Sud ed il Governo riconosciuto dalla comunità internazionale.
24 ministeri e la città di Aden
I colloqui tra il Southern transitional council (Stc), l’organizzazione politica secessionista del Sud, frutto dell’azione del movimento separatista al-Hirak al-Janoubi, ed il Governo internazionalmente riconosciuto erano stati di fatto annunciati dopo la tregua dello scorso agosto. Nell’offensiva di due mesi e mezzo fa, i separatisti riuscirono ad infliggere una pesante sconfitta al Governo centrale, conquistando la zona portuale di Aden. Allora Il leader del Consiglio transitorio del Sud, Aidarus al-Zubaidisi, si era detto disposto a partecipare ai colloqui di pace mediati dall'Arabia Saudita, impegnandosi a rispettare la tregua ad Aden. Ieri la firma della bozza dell’accordo, dopo settimane di trattative: l’intesa si basa su 24 ministeri equamente divisi e la cessione da parte dei ribelli della città portuale.
Il ruolo di Riad
La firma dell’accordo potrebbe avvenire già la prossima settimana. Il cosiddetto “accordo di Riad” prevederebbe la creazione di una commissione congiunta, guidata dalla coalizione a guida saudita, per attuare l’intesa. Secondo quanto riferisce l’emittente satellitare “Al Arabiya”, nelle settimane scorse l'Arabia Saudita ha ospitato colloqui indiretti tra il governo yemenita ed il Consiglio di transizione del Sud che hanno poi portato alla sintonia tra le due parti al tavolo.
“Accordo può essere spartiacque per la guerra”
“Si tratta di un accordo importante, frutto di settimane di trattative e la firma potrebbe arrivare martedì 29 ottobre a Riad”. Lo dice nella nostra intervista Giuseppe Dentice, ricercatore alla Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Ispi, esperto di Yemen. “Una firma avrebbe un peso – aggiunge – anche a livello regionale, nella disputa tra sauditi ed iraniani”. Per Dentice il ruolo della città di Aden è fondamentale, sia per la sua posizione geografica che per il significato storico dello Yemen. “Una firma – conclude – potrebbe aiutare a risolvere quella che è la peggiore crisi umanitaria mondiale degli ultimi venti anni”.
La peggiore crisi umanitaria al mondo
Secondo recenti studi dell’Università di Denver, se la guerra non finirà entro il prossimo anno si potrà arrivare a mezzo milione di vittime nel conflitto yemenita.
Oltre la metà a causa della fame e della mancanza di cure mediche, che già stanno causando migliaia di morti nel Paese. Lo scorso giugno il grido d’allarme è stato lanciato da Mark Lowcock, sottosegretario Onu per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti in Yemen. I numeri parlano chiaro: 4 yemeniti su 5 hanno bisogno di assistenza. Le vittime hanno superato le 70.000 unità e se gli sfollati sono più di tre milioni, almeno il triplo delle persone non sopravvivono senza gli aiuti alimentari.
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