Italia: in crescita i pazienti in attesa di trapianto
Francesca Berti e Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
Nicholas salvò delle vite. Maggie e Reginald Green, sintetizzano così la decisione di donare gli organi del loro figlio di sette anni, ucciso 25 anni fa in un terribile agguato sulla Salerno-Reggio Calabria, mentre si trovava in vacanza in Italia con la sua famiglia. Era stato colpito alla testa e, nonostante i vari tentativi di salvarlo, non ci fu nulla che si potesse fare. Quando i medici decretarono la morte cerebrale, i coniugi Green, senza esitazioni e con grande generosità, diedero l’assenso all’espianto degli organi.
Effetto Nicholas
Un gesto che colpì molto l’opinione pubblica, generando un’impennata nel numero di donazioni e dando vita a quello che poi sarebbe stato chiamato ‘effetto Nicholas’. Da quel momento le donazioni “sono cresciute in maniera significativa” racconta il dottor Francesco Parisi, responsabile dell’Unità di trapiantologia toracica e ipertensione polmonare del Bambino Gesù di Roma. Secondo i dati del Cnt, Centro trapianti nazionale, si sono addirittura triplicate. Dal 2002, da quando il Sistema informativo trapianti ne tiene traccia a livello nazionale, le donazioni in età pediatrica sono state 991, e 45 nel solo 2018. L’Italia perciò continua ancora a beneficiare di quell’effetto, attestandosi da diversi anni al secondo o terzo posto in Europa.
Dopo 25 anni un’emozione ancora viva
La generosità e l’altruismo dei Green hanno avuto risultati straordinari e vengono ricordati ancora oggi con emozione. “Non avrei mai pensato – afferma il papà – che la storia di mio figlio potesse ancora influenzare le decisioni della gente. Riceviamo molte testimonianze di persone che ci raccontano come questo episodio sia stato determinante per la loro vita”. Ancora maggiore lo stupore della signora Green: “durante la nostra visita – nei vari ospedali italiani per il 25° anniversario – abbiamo incontrato diversi bambini che, pur non essendo ancora nati all’epoca dei fatti, conoscevano la figura di Nicholas”.
Ancora troppi in attesa di trapianto
Tutto questo però oggi non è più sufficiente: ci sono ancora 9mila persone in attesa di trapianto, di cui 230 pazienti pediatrici. “Esiste purtroppo una certa riluttanza a donare – spiega il dottor Parisi –, che tocca anche il 20-25% dei potenziali donatori, e, almeno in campo pediatrico, è legata a un aspetto emozionale. Spesso la morte dei bambini implica aspetti traumatici e violenti che rendono difficile lasciare andare i propri figli e decidere per la donazione”. La richiesta di organi dunque rimane drammaticamente maggiore dell’offerta.
L’importanza della sensibilizzazione
Ora, grazie alla testimonianza preziosa dei genitori di Nicholas, si spera di far crescere la sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti dell’importanza della donazione degli organi. Ogni donatore in media permette a tre o quattro persone in attesa di trapianto di ricevere l’organo che salverà loro la vita. “Ciò significa – afferma Reginald Green – che tre o quattro famiglie non dovranno affrontare il dolore della perdita di un figlio”. “Si può salvare qualcuno che non si conosce – chiosa il dottor Parisi –, donandogli liberamente una speranza in più”.
La coscienza di donare speranza
Un’affermazione che trova pienamente d’accordo la mamma di Nicholas, che, in occasione della recente visita al Bambino Gesù, è rimasta colpita, dai molti bambini in attesa di trapianto e dal “sollievo che traspariva sul volto dei genitori di chi già ne aveva ricevuto uno”. Lo stesso sollievo che, quel 1 ottobre 1994, si disegnò sul volto dei famigliari delle sette persone che ricevettero gli organi di Nicholas: due recuperarono la vista, cinque si salvarono la vita.
Ascolto dell'intera trasmissione di Radio Vaticana Italia su https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/il-mondo-alla-radio/il-mondo-alla-radio-seconda-parte-03-10-2019.html
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