Nobel per la pace al primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali
Federico Francesconi – Città del Vaticano
In un tweet, il Comitato per la pace ha fatto sapere che “il premio Nobel per la pace 2019 intende anche riconoscere tutte le parti interessate che lavorano per la pace e la riconciliazione in Etiopia e nelle regioni dell’Africa orientale e nordorientale”. La commissione ha sottolineato il lavoro portato avanti da Ahmed Ali insieme al presidente eritreo Isaias Afwerki per porre le basi di un accordo di pace tra i due paesi, ufficialmente in guerra dal 1998 al 2000, ma coinvolti in un sanguinoso dopoguerra, caratterizzato da uno stallo sul confine protrattosi fino all’anno scorso.
Sempre secondo il comitato “anche se rimane molto da fare, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme per dare a molti cittadini la speranza per una vita migliore e come primo ministro ha cercato di promuovere la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale”.
Dopo l’assegnazione il primo ministro etiope ha dichiarato di sentirsi “onorato” ed “entusiasta” e ha spiegato di considerare questo “un premio per l’Africa”. Sostegno e soddisfazione sono giunti subito dopo dal Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha segnalato come la visione di Abiy Ahmed abbia “aiutato l'Etiopia e l'Eritrea a raggiungere un riavvicinamento storico e la sua leadership ha dato un meraviglioso esempio per gli altri in Africa e oltre”. Un messaggio di apprezzamento è arrivato anche da Amnesty Italia, che però ha chiesto ad Abiy Ahmed di continuare a lavorare e di fare di più per quanto riguarda i diritti umani.
Nessun commento invece dalla commissione, sulla “sconfitta” di Greta Thunberg, considerata favorita da molti osservatori per il suo recente impatto mediatico. “Nel giorno in cui annunciamo il premio,” ha spiegato il presidente del comitato Berit Reiss-Andersen, “non facciamo mai commenti su chi non lo ha ricevuto e chi avrebbe dovuto riceverlo, e perciò” ha concluso, “non possiamo dire niente al riguardo”.
Chi è Abiy Ahmed Ali
Ex militare e politico della coalizione di governo che detiene il potere in Etiopia dal 1991, di cui ora è leader, anche prima di diventare primo ministro nella primavera del 2018, Abiy Ahmed Ali era stato descritto come una speranza per il futuro della democrazia in Etiopia: in parte perché, a soli 43 anni, rappresenta la generazione più giovane della politica etiope, in parte perché è di etnia oromo - una maggioranza etnica da tempo messa a margine nel paese.
Oltre al trattato di pace firmato con l’Eritrea - considerato da molti osservatori il più importante sviluppo avvenuto nell’ultimo anno per il raggiungimento dalla stabilità nel territorio del corno d’Africa – durante il suo mandato, Abiy Ahmed Ali ha liberato migliaia di prigionieri politici e riconosciuto i movimenti di opposizione che prima venivano considerati terroristici, ha denunciato la corruzione all’interno della sua stessa coalizione di governo e ha cominciato a mettere in atto una serie di riforme per modernizzare il sistema economico etiope.
Il ruolo dell’Etiopia nel corno d’Africa
“Questo premio riconosce l’importanza dell’Etiopia come paese egemone nell’area del corno d’Africa. Riconosce le politiche di pace del primo ministro etiope ed è importante come premio al continente africano e soprattutto a un politico africano, una categoria spesso considerata non all’altezza del suo ruolo”. Così in un'intervista a Radio Vaticana Italia Alessandro Triulzi, docente di storia dell’Africa all’università degli studi di Napoli L’Orientale:
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui