Oms: eradicato altro ceppo della polio, resta da sconfiggerne uno
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Un secondo ceppo del virus della polio, quello contrassegnato col numero 3, è stato ufficialmente eradicato: lo ha annunciato l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in coincidenza con l’odierno World Polio Day. Un appuntamento nato per ricordare il lancio della Global Polio Eradication Initiative, il processo di risoluzione per l'eradicazione mondiale della poliomielite approvato dall'Oms nel 1988, quando la malattia infettiva paralizzava dieci bambini ogni 15 minuti in quasi tutti i Paesi del mondo, ricorda in Italia l'Istituto superiore di sanità (Iss).
Il tipo 1 ancora da eradicare
L'ultimo caso da ceppo 3 era stato identificato in Nigeria nel 2012, mentre il ceppo di tipo 2 era stato eradicato nel 2015. Ora resta da sconfiggere il tipo 1, che rimane endemico in Afghanistan e Pakistan, dove sono stati registrati 88 casi dall'inizio dell'anno. I sintomi dei 3 ceppi, sottolinea il comunicato dell'Oms, sono identici, ma le differenze genetiche e virologiche li fanno comportare come tre virus separati, da combattere singolarmente per evitare nuovi casi di gravi invalidità da poliomielite. Il traguardo appena raggiunto “è una pietra miliare per la salute globale”, ha commentato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. “Rimaniamo fortemente impegnati per assicurare che tutte le risorse necessarie siano messe in campo per eradicare tutti i ceppi”, ha concluso.
L’intervista
“È una notizia importante”, spiega a Vatican News l’epidemiologo Donato Greco, membro del comitato mondiale dell’Oms per l’eliminazione della polio.
R. - È noto che la poliomielite viaggia con tre ceppi virali di virus polio: 1, 2 e 3. Di fatto il ceppo numero 2 è stato eradicato dal globo ormai da quattro anni e adesso siamo all’eliminazione del ceppo numero 3, un virus aggressivo e pericoloso: anche questo è stato eradicato dal pianeta, quindi non è più presente. Non abbiamo casi di poliomielite da ceppo 3 da oltre cinque anni, un tempo sufficiente per arrivare all’eliminazione. Avanza dunque il target, l’obiettivo finale, cioè eliminare anche il ceppo 1, che purtroppo persiste ancora di fatto al confine tra Afghanistan e Pakistan e in alcune zone del Centro Africa, ma oramai parliamo di poche dozzine di casi all’anno.
Rimane quindi il tipo 1 da sconfiggere. Cosa vuol dire?
R. - Di fatto dei tre, il tipo 1 è il virus più aggressivo e anche più pericoloso. La poliomielite è un’infezione intestinale asintomatica nella stragrande maggioranza dei casi e soltanto in un infetto su mille il virus passa la barriera ematoencefalica e diventa paralizzante. Siamo vicini all’eliminazione: speriamo di arrivarci entro il 2025.
Cosa manca per l’eradicazione totale?
R. - Manca la pace, perché le zone dove ancora persistono focolai sono zone di guerra in cui è molto difficile offrire una vaccinazione, è difficile per la popolazione accettarle e addirittura siamo arrivati all’aggressione dei vaccinatori. Nell’ultimo anno sono stati uccisi almeno 16 vaccinatori in Africa e in Afghanistan. Per noi è occidentali è memoria del passato, ma ancora ci sono alcuni focolai. Eliminare il virus significa che un domani potremo eliminare anche la vaccinazione: un vantaggio sociale ed economico importantissimo.
L’Europa è area “polio free”, ma prosegue la vaccinazione?
R. - Sì, fino a quando esiste un solo virus sulla faccia della Terra non possiamo interromperla. Se lo facciamo, creiamo il terreno per la rinascita dell’epidemia di polio.
In Italia, qual è la situazione?
R. - Siamo liberi dalla polio dal 1982. La situazione della copertura vaccinale supera il 95%, quindi in Italia la vaccinazione è molto sicura.
È una delle vaccinazioni per i neonati?
R. - Dal terzo mese di vita. In Italia il vaccino anti polio è inserito in un combinato di sei vaccini, quindi un polivalente con sei vaccini dentro, parliamo di pertosse, difterite, tetano, epatite, Haemophilus B e poliomielite, da completare successivamente.
C’è pericolo di ceppi derivanti da mutazioni rispetto a quello dei vaccini?
R. - Sì, il virus Sabin, che è uno dei due vaccini. È un vaccino “vivo”, con virus dentro, rispetto a quello attenuato, detto anche vaccino Salk, con virus ucciso. Purtroppo abbiamo dei focolai dove è mancata la vaccinazione - in Africa in particolare - in cui alcuni ceppi virali sono mutati e sono diventati di nuovo aggressivi. Si tratta di poche decine di casi nel Centro Africa.
In questi casi come ci si comporta?
R. - La risposta è la vaccinazione di massa, perché questi casi avvengono quando la copertura vaccinale è inferiore al 40%.
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