Siria. Accordo tra Putin e Erdogan: 150 ore per ritiro dei curdi
Federico Francesconi – Città del Vaticano
La tregua di 120 ore ottenuta dai colloqui tra il vicepresidente americano Pence e il presidente turco Erdogan, è stata prolungata per altri sei giorni grazie all’accordo stipulato ieri a Sochi, ma solo per permettere ai curdi di lasciare il fronte, abbandonando la “zona di sicurezza” stabilita da Ankara e in cui la Turchia spera di riportare i numerosi rifugiati siriani fermi sui suoi confini.
Le forze curde non hanno dato alcuna dichiarazione riguardo questo accordo, ma secondo gli osservatori internazionali non hanno la forza militare per tentare una resistenza e secondo l’ufficio di Pence starebbero già lasciando il fronte. Anche Assad – con le cui forze i curdi avevano stretto un accordo militare la scorsa settimana – si è detto favorevole alla decisione presa da Mosca e Ankara, che sostanzialmente riduce e isola il territorio del Kurdistan; ai curdi quindi, dopo il ritiro delle truppe Usa, non resta alcun alleato nè politico nè militare.
Il presidente turco ha dichiarato che non considera necessario proseguire le operazioni militari nel nord della Siria oltre l’area già operativa; tuttavia in accordo con Putin ha dichiarato che qualora li trovasse, "neutralizzearà" gli "elementi terroristi (curdi) nell’area dell’operazione Fonte di Pace".
Le proteste in Europa
Questa mattina, intorno alle 7:40, a Ginevra un ventitreenne curdo – residente in Germania - ha raggiunto il cortile dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati e si è dato fuoco di fronte a un nutrito gruppo di persone. Il ragazzo è stato soccorso immediatamente e i paramedici sono riusciti a tenerlo in vita. Contemporaneamente a Roma un gruppo di manifestanti si è riunito davanti alla sede di Rheinmetall Italia (una filiale del gruppo tedesco Rheinmetall Defence) per protestare contro la vendita di un cannone da 600 colpi al secondo alla Turchia di Erdogan.
La settimana scorsa, il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio aveva annunciato che l’Italia avrebbe smesso di stipulare accordi per la vendita di armamenti bellici alla Turchia; tuttavia, gli impegni già presi da molte compagnie non possono essere sospesi, e per questo alcune spedizioni di materiale militare vengono ancora inviate ad Ankara.
Le forze politiche nell'area mediorientale
“Gli americani hanno lasciato la Siria accompagnati da pomodori e patate lanciate dai curdi; non a caso la questione è stata in qualche modo censurata dal Congresso". Così nella sua analisi sullo scenario internazionale che si profila oggi in Siria, Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ai microfoni di Vatican News . Il professore parla di "un accordo esistente sin dall'inizio tra gli attori di questa vicenda: Russia,Siria e Iran" e di una "sconfitta del mondo occidentale" in questa area tanto simbolica e infine sottolinea quanto per i curdi ora si tratti di "subire decisioni altrui" e di cercare di contrattare per quanto possibile con le forze dominanti ".
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