Siria: le incognite dopo la morte di al-Baghdadi
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Ad annunciare la morte di al-Baghdadi è stato il presidente Usa Donald Trump dalla Diplomatic Reception Room della Casa Bianca con il vicepresidente Mike Pence e altri massimi responsabili della sua amministrazione. Un raid, ha spiegato Trump, avvenuto grazie all'aiuto di Russia, Siria, Turchia e Iraq e anche dei curdi siriani. Il vero nome di al Baghdadi, era Awwad al Badri, era nato da una famiglia sunnita nel 1971 in Iraq a Samarra, città simbolo dello sciismo. Nel 2003, dopo l’invasione dell’Iraq, si era unito alle formazioni jihadiste e nel 2004; catturato dai soldati americani, era stato imprigionato a Sud di Baghadad. Dopo essere stato liberato, si era avvicinato ad al Qaeda, per poi rompere con l’organizzazione.
L’analisi di Gilles Kepel
Intervistato da Delphine Allaire, il politologo e orientalista Gilles Kepel, autore del libro “uscire dal caos. Le crisi nel Mediterraneo e nel Medio oriente”, ritiene che l’eliminazione di al-Baghdadi non rappresenti un evento molto importante, perché il leader dell’is non aveva più la capacità di dirigere le sue truppe. “Non sono sicuro che quest’operazione, piuttosto mediatica, sia importante. L’operazione importante è quella che concerne la presenza occidentale in Siria”.
La morte del numero uno numero del Califfato islamico sarebbe stata confermata del test del dna. Resta il timore che l’eliminazione del suo leader non significhi la fine del sedicente stato islamico e del pericolo terrorismo. "Conosciamo già il nome del suo successore è già nei nostri sistemi", ha dichiarato il presidente UsaTrump. Per il Newsweek, si tratterebbe di Abdullah Qardash, ex militare iracheno. Intanto, secondo fonti delle Forze democratiche siriane, a prevalenza curda, nel nord della Siria sarebbe morto anche Abu Hassan al-Muhajir, portavoce dell'Is e braccio destro di al-Baghdadi.
Il riassestamento di equilibri nella regione
Per Nicola Pedde, direttore dell’Igs, Institue for global studies, l’uccisione di al-Baghdadi ha una connessione con quelle che sono le dinamiche in atto nel controllo della regione. “Sicuramente la morte di al-Baghdadi e questa fase di particolare attivismo dei principali attori regionali – aggiunge Pedde - ci dicono da una parte che il terrorismo rappresenta ancora una minaccia, ma dall’altra parte c’è anche un’esigenza post bellica, o post crisi, di riassestamento degli equilibri”.
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