Invasione turca in Siria. Bombardamenti sui curdi
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
I primi bombardamenti sono stati compiuti ieri contro la città di Ras Al Ain, al confine tra Turchia e Siria, seguiti da attacchi in tutto il nordest. In serata la Turchia ha annunciato anche l’inizio dell’invasione di terra. L’obiettivo dell’operazione, chiamata “Sorgente di pace”, è creare una “zona cuscinetto” nel nordest della Siria, che allontani dal confine con la Turchia i curdi presenti, per trasferire lì centinaia di migliaia di profughi siriani. Coinvolto, ha detto Erdoğan, anche l’Esercito Libero Siriano, gruppo ribelle sunnita che negli ultimi anni aveva già partecipato a offensive turche in Siria contro i curdi. Sono 5mila gli uomini delle truppe turche sul campo.
Colpiti i civili
La ong Osservatorio siriano dei diritti umani parla di almeno 15 morti, tra cui 8 civili a causa dei raid aerei turchi che, denunciano i curdi, stanno colpendo aree abitate. Venendo alle reazioni internazionali, l'Unione europea condanna fermamente l’attacco e minaccia di tagliare i "finanziamenti ad Ankara". Preoccupazioni anche da Mosca e Teheran, e se il segretario della Nato, Stoltenberg, si augura che "l'azione sia proporzionata e misurata", la Casa Bianca giudica l’offensiva “una pessima idea”. Già oggi si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Ankara cerca di riconquistare parte del peso perduto in Siria
"Alla Turchia interessa spezzare la continuità territoriale del Kurdistan siriano, anche rovesciando lì parte dei profughi siriani che si sono rifugiati nel Paese". Questa la spiegazione dell'offensiva di Ankara data da Germano Dottori, docente di Studi Strategici alla Luiss, intervistato da Giancarlo La Vella. Ai nostri microfoni Dottori vedo un altro obiettivo, oltre a quello dei curdi: "Ad Erdogan - dice - interessa anche riconquistare parte del peso perduto in Siria negli ultimi tempi". Dunque l'offensiva va letta almeno su questi due livelli. Infine per il docente della Luiss la scelta fatta dagli Stati Uniti è tutt'altro che scontata. "La svolta filo-turca di Trump è in parte incomprensibile - afferma -, perché in Medio Oriente è molto difficile andare d'accordo con la Turchia da un lato e con Arabia Saudita ed Egitto dall'altro". "Forse - conclude - all'opinione pubblica si vuol mostrare il ritorno dei soldati americani a casa".
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