La vicinanza della Santa Sede al percorso di pace in Centrafrica
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
L’apertura della Porta Santa della cattedrale di Bangui, il 29 novembre 2015, ha segnato di fatto l’apertura del Giubileo della Misericordia. Con quel gesto Papa Francesco ha quasi stretto un patto con la Repubblica Centrafricana, per riuscire a portare il Paese a superare i conflitti interni, i problemi umanitari e la povertà. Uno dei primi segnali di cambiamento è stata la firma a Bangui, nel febbraio scorso, dell'atteso Accordo politico per la pace e la riconciliazione tra il governo e quattordici gruppi armati. Dopo quest’intesa i livelli di violenza sono diminuiti significativamente. Sono segnali di speranza quelli di cui ha parlato nel suo intervento dello scorso 26 settembre a New York il cardinale Parolin, ribadendo allo stesso tempo che la complessa crisi “non potrà essere risolta con il ricorso alla violenza”. Sono state diverse le riunioni alle quali è intervenuto il porporato, a capo della delegazione della Santa Sede alla 74.ma sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Si assicurino elezioni democratiche
Lo sguardo è rivolto ora alle elezioni del 2020-2021. Proprio in vista del voto, afferma ai nostri microfoni il nunzio apostolico a Bangui, monsignor Santiago de Wit Guzmàn, sarebbe opportuno che i movimenti armati operassero una transizione, diventando partiti e partecipando alle consultazioni, eventualmente prendendo parte al governo del Paese. Purtroppo non tutti i gruppi armati stanno seguendo questo percorso e ci sono ancora sporadici, ma non meno gravi violenze, che tuttavia non devono rappresentare un ostacolo per il raggiungimento dell’auspicata pace.
Il contributo della Santa Sede per un nuovo Centrafrica
Nell’immediato futuro il governo di Bangui, attuale e prossimo, è chiamato a guardare alla soluzione della grave emergenza umanitaria che colpisce il Paese centrafricano a causa del conflitto civile. Una situazione che ha visto anziani, donne e soprattutto bambini, le fasce più deboli della popolazione, dipendere totalmente dall’assistenza umanitaria internazionale. Proprio in questo campo tutti i centrafricani, sottolinea il nunzio apostolico in Centrafrica, ricordano con affetto e riconoscenza il gesto del Papa per la costruzione a Bangui del Complexe Pédiatrique, realizzato grazie all’apporto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Oggi in Repubblica Centrafricana almeno tre milioni di persone, circa due terzi della popolazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria, di cui oltre la metà sono bambini.
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