Acqua alta a Venezia, la Caritas accoglie gli sfollati
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
A Venezia, in una settimana in cui l’acqua alta ha provocato due morti e danni stimati per un miliardo, la Caritas diocesana si è attivata subito, in collaborazione con i servizi sociali del Comune, e sta continuando a fare uno screening del territorio per valutare quali siano le situazioni più urgenti, per offrire non solo un aiuto immediato ma anche interventi di manutenzione che rendano nuovamente agibili le case. La Caritas di Venezia sta collaborando a questo scopo con la Caritas nazionale valutando interventi per il sostegno delle famiglie. La diocesi ha attivato un numero verde, pubblicato sul sito del Patriarcato, per contattare gli operatori Caritas. Il Patriarca Moraglia ha dato disposizione che si sbloccassero i fondi accantonati dalla diocesi per le emergenze per poter sostenere le famiglie che si trovino in gravi difficoltà.
Stremati, ma non rassegnati
“La gente in questi giorni è veramente stremata ed esausta, è stata davvero messa alla prova. Però, va detto, non è rassegnata”, commenta Stefano Enzo, diacono permanente, direttore della Caritas veneziana. “In questi giorni, camminando per calle e campielli, vediamo i cittadini che subito dopo l’ennesima ondata di acqua alta riprendono subito a ripulire case e negozi”. A colpire il direttore della Caritas locale è anche la vicinanza e la generosità di moltissime persone. “Qui in Caritas riceviamo molte chiamate di gente che vuole mettere il suo tempo a disposizione della popolazione”.
Anziani sfollati o isolati
Per quanto riguarda gli sfollati, attualmente una quindicina di persone sono accolte nelle strutture della Caritas della diocesi di Venezia. “Sono soprattutto persone anziane”, spiega il direttore Enzo. “Non dimentichiamoci, infatti, che Venezia ha una popolazione molto anziana. Molte persone vivono al pianterreno e l’acqua alta gli ha portato via tutto. Persone fra gli ottanta e i novanta anni che si trovano ora senza riscaldamento e luce. Noi le abbiamo accolte nelle nostre strutture e nel frattempo, abbiamo aperto mense e dormitori ventiquattr’ore su ventiquattro, per mettere a disposizione di tutti un posto letto o un pasto caldo”. In questi giorni l’acqua alta a Venezia colpisce in particolare le fasce più deboli della popolazione. “Ci sono molti anziani che vivono da soli al secondo o terzo piano a cui abbiamo dovuto portare medicine o viveri perché sono rimasti isolati anche due o tre giorni dopo l’acqua alta di martedì 12 novembre”, racconta Enzo. “Come veneziani siamo abituati a convivere con l’acqua alta: durante l’anno accade spesso che arrivi a cento, centodieci centimetri. Ma quando arriva a queste altezze straordinarie si fa davvero fatica”.
Il grazie di Moraglia agli angeli dell’acqua alta
Il Patriarca Moraglia ha inviato una lettera di ringraziamento ai cosiddetti ‘angeli dell’acqua alta’, i tanti giovani che in queste giornate difficili hanno cercato di soccorrere la cittadinanza. “Questo impegno è stato davvero un segno meraviglioso anche da parte del Signore”, riflette il direttore della Caritas Venezia. “I ragazzi si sono inviati messaggi, hanno fatto un tam-tam fra di loro, per attivarsi e collaborare. Molti parroci mi hanno raccontato che sono rimasti sorpresi quando si sono visti arrivare in chiesa giovani che dicevano: ‘Siamo qui per pulire!’. Ma è accaduto anche nelle botteghe, nei negozi. Un segno molto bello da parte dei giovani, spesso accusati di essere assenti, indifferenti e che invece hanno dato un aiuto davvero importante”.
Danni alle chiese: non solo San Marco
Ovviamente l’attenzione è tutta per la Basilica di San Marco, ma sono numerose le chiese di Venezia danneggiate in queste ore dall’acqua alta, molte delle quali erano state recentemente restaurate. “A Venezia, come in ogni città d’arte c’è un’attenzione continua alla conservazione del patrimonio artistico”, spiega don Marco Zane, vice rettore del Seminario Patriarcale e collaboratore del settimanale diocesano ‘Gente veneta’. “San Marco è continuamente sottoposta a controlli e a una serie di interventi conservativi. La Basilica è la più penalizzata dall’acqua alta perché essendo uno dei siti più antichi della città è anche quello in cui la quota, rispetto alla media delle maree, è tra le più basse. Inoltre è stata costruita in un’epoca in cui il livello della piazza era molto più basso, per cui il nartece e la cripta sono, come si può immaginare, i luoghi più danneggiati”. “Ci sono però molte altre chiese che ultimamente avevano subito restauri alla pavimentazione o all’altare e che dopo questa acqua alta eccezionale necessiteranno di ulteriori interventi”, racconta don Zane. “La lista è lunghissima: abbiamo avuto grossi danni a San Giacomo dall’Orio, una delle chiese medievali più antiche di Venezia il cui livello di calpestio è molto più basso di quello del campo antistante e che si è trasformata in una piscina. Ma ancora hanno subito danni San Cassiano, Santa Maria Mater Domini, Sant’Antonin, Santa Maria e Donato a Murano: l’elenco è davvero lungo”.
Carità spontanea e reciproca solidarietà
Don Marco è anche assistente dell’Azione Cattolica Giovani a Venezia. “Queste sono anche giornate di solidarietà. Ho ricevuto molte telefonate da animatori dell’Azione Cattolica e sacerdoti, anche extra-diocesani, che volevano indicazioni per prestare aiuto”, racconta. “La cosa veramente bella è che stiamo assistendo a una carità spontanea, una solidarietà che nasce anche semplicemente dai passanti o dai turisti”. “Ma, oltre a questo, bisogna dire che i veneziani in queste circostanze manifestano sempre una profonda e reciproca solidarietà, un’attenzione al vicino motivata veramente da un senso di appartenenza che anima questo popolo che ogni anno deve far fronte al flagello dell’acqua alta”. “Questi episodi tragici – commenta il sacerdote – rientrano in una situazione che necessita risposte concrete e soluzioni che pongano fine a questo stillicidio continuo”.
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