Bolivia, il grido di un vescovo: situazione sempre più drammatica
Federico Piana – Città del Vaticano
Nuovi scontri armati tra sostenitori ed oppositori del presidente Evo Morales, confermato in carica dalle recenti elezioni presidenziali, hanno funestato la notte scorsa a La Paz, capitale amministrativa della Bolivia. Decine i feriti, anche gravi. Qualche giorno fa, a Cochabamba, capoluogo della provincia centrale di Cercado, numerosi tafferugli avevano causato la morte di una persona ed il ferimento di altre 89. A guidare l’opposizione è Luis Fernando Camacho, secondo il quale le elezioni sarebbero irregolari e quindi da invalidare.
Il vescovo di Aiquile: situazione sempre più drammatica
“La situazione si sta complicando e le violenze aumentano di ora in ora. Bisogna fare subito qualcosa”. L’appello del vescovo di Aiquile, prelatura territoriale confinante con il territorio della diocesi di Cochabamba, è disperato. Monsignor Jorge Herbas Balderrama non ha timore di esporsi e al telefono rivela che dalle campagne decine di campesinos sono stati costretti ad andare a manifestare in città contro gli oppositori del governo: “Se non fossero andati avrebbero dovuto pagare una multa. Anche ogni affiliato al sindacato è stato costretto, altrimenti sarebbe stato punito”.
Abitanti delle campagne e delle città: gli uni contro gli altri
L’effetto perverso che si è venuto a creare è uno scontro tra contadini delle campagne e abitanti delle città, soprattutto impiegati e giovani. “La gente delle campagne appoggia il governo mentre quella delle città, in maggioranza studenti e universitari, vorrebbe che il presidente Morales lasciasse il potere”, analizza monsignor Herbas Balderrama. Che aggiunge un particolare di non poco conto: “Nelle campagne, durante le scorse elezioni, molti campesinos sono stati minacciati. E poi sarebbe stato riscontrato il voto di molte persone ufficialmente decedute”.
La Chiesa boliviana per la pacificazione nazionale
A causa della situazione in estrema evoluzione, la Conferenza Episcopale Boliviana ha annullato l’assemblea ordinaria prevista in questi giorni e ogni singolo vescovo ha deciso di mettersi accanto alla propria popolazione, per alleviarne le sofferenze. “Lo facciamo – racconta monsignor Herbas Balderrama – con la presenza personale e con messaggi di riconciliazione. La Chiesa chiede la pace e la cessazione degli scontri. Ad esempio, nelle manifestazioni di due giorni fa, erano presenti anche tre vescovi. Hanno tentato una mediazione fra le parti che è andata a buon fine: non ci sono state violenze”.
Bandiere bianche e preghiere
Per le strade di città e paesi la preghiera per la pace, quando è possibile, si rende sensibilmente visibile. Lo racconta il vescovo di Aiquile: “Vescovi e sacerdoti scendono in piazza brandendo delle bandiere bianche e pregando. La Chiesa è contro la violenza e contro ogni sollevazione popolare. Cerchiamo in ogni modo di portare pace in un Paese ferito”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui