Etiopia verso la pacificazione: la testimonianza di padre Teshome Fikre
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
I disordini hanno colpito la capitale Addis Abeba, le regioni di Oromia e Harari e la città orientale di Dire Dawa. Oltre 400 gli arresti. Fonti governative parlano di atti di violenza veramente insensati. Il premier, Abiy Ahmed, in carica dal 2018, ha cominciato ad attuare riforme politiche, che hanno ricevuto apprezzamento a livello internazionale. A lui il premio Nobel per la Pace 2019 grazie ai suoi sforzi per stabilizzare il Paese e risolvere il conflitto con la vicina Eritrea. Nel gennaio di quest'anno il premier è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco e insieme hanno parlato proprio delle "importanti iniziative in corso per la promozione della riconciliazione nazionale, nonché per lo sviluppo integrale del Paese", sottolineando il ruolo della Chiesa nella storia del popolo etiopico e il suo contributo nell’ambito educativo e sanitario.
Il ruolo della Chiesa etiope
Ruolo che oggi rimarca anche ai nostri microfoni padre Teshome Fikre, segretario generale della Conferenza episcopale etiope, raggiunto telefonicamente in Etiopia.“Da una settimana - dice - non ci sono più proteste nel Paese. Verso la metà di ottobre i giovani sono scesi in piazza per protestare contro le decisioni governative che cercavano una soluzione al fatto che alcune opposizioni e alcuni attivisti stavano promuovendo un atteggiamento radicale che potevano creare tensioni tra le diverse etnie”. Per padre Teshome, la maggior parte del Paese è contenta delle riforme portate avanti dal Primo ministro, che ad esempio ha riformato le leggi che non garantivano i diritti umani, ma il sistema di riforma politico non è stato ben accettato da qualche gruppo che cerca di sovvertire l'ordine. Solo ieri il forte appello del Papa per l'Etiopia e la cara popolazione.
"Il premier ha riformato molte leggi e sta lavorando per portare avanti un'unità etnica. Si sta impegnando per dialogare con le parti e costruire un sistema di pacificazione del Paese". Il Segretario della Conferenza episcopale etiope aggiunge che la maggior parte della popolazione etiope è povera e ci sono alcuni attori politici che vogliono approfittarne, esercitando la loro influenza sui giovani che non hanno lavoro, soprattutto quelli delle aree rurali. "il dialogo - conclude - è l'unica strada per garantire la pace".
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