Iran, la denuncia di Amnesty: oltre cento morti nelle proteste
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Tutte le persone arrestate in queste ore in Iran sono state accusate di essere i leader dei disordini, di aver guidato la protesta contro il caro benzina, di avere legami con servizi d’intelligence stranieri e di essere stati impiegati in atti di sabotaggio. Tra i fermati, annuncia l’agenzia vicina ai pasdaran ‘Fars’, ci sarebbero anche degli stranieri, compresi alcuni europei, probabilmente tedeschi, ma anche turchi e afghani con doppio passaporto, accusati di aver incendiato almeno cinque banche.
Il Paese continua a vivere un drammatico black out di internet
Difficile capire cosa stia vivendo in queste ore l’Iran. “Come sempre accade in questo Paese – spiega Antonello Sacchetti, giornalista, scrittore, esperto di Iran e fondatore del blog “Diruz – l’Iran in italiano” – le manifestazioni assumono connotati abbastanza complicati da decifrare, anche perché in uno spazio così limitato in cui non ci sono margini di dissenso ampi, tutto ciò che viene visto come critica all’autorità è sempre poi interpretato come tradimento e come tale trattato”. Le notizie dal Paese arrivano, ma non è possibile verificarle in modo immediato, e questo soprattutto a causa del quasi totale black-out di internet in atto da sabato, ed è questo – aggiunge Sacchetti – che “sta provocato una serie di danni alla stessa economia iraniana”.
Amnesty International denuncia oltre cento morti nelle proteste
“Respingeremo il nemico anche in questa guerra economica destinata a durare a lungo”: ha avvertito la guida suprema Ali Khamenei. Ora il rischio è che i leader delle proteste finiscano impiccati dopo i quattro giorni di manifestazioni e scontri in decine di città, con un bilancio di vittime secondo Amnesty International arrivato ormai a oltre 100 morti. Non si faranno sconti ai rivoltosi, hanno avvertito le autorità di Teheran dopo l’accoltellamento e la morte di tre agenti delle forze di sicurezza. Particolarmente allarmate per l’uso di proiettili veri contro i manifestanti si dicono le Nazioni Unite. E’ possibile immaginare che queste rivolte possano minare l’attuale guida del Paese? Secondo Sacchetti non si può prevedere la caduta della Repubblica islamica, “non ci sono alternative – spiega il giornalista – però ci sono i militari, l’Iran non ha mai vissuto direttamente una gestione dei militari, però in una situazione di emergenza, di conflitto, questa potrebbe essere una ipotesi da non sottovalutare”.
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