Migranti, monito del Centro Astalli: “Salvare vite è obbligo giuridico”
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Aumenta il numero di vittime nel Mediterraneo, ma l’aggiornamento di questi numeri non sempre trova spazio sui media internazionali. Neanche negli Stati le cui coste sono bagnate dalle acque di questo mare, crocevia di speranze e tragedie. Troppo spesso “cimitero”, come definito dal Papa già nel settembre del 2016. In questo contesto va letto il forte appello lanciato dal Centro Astalli, al termine di una settimana nella quale ci sono stati nuovi salvataggi ed anche, purtroppo, vittime in mare. Come quelle a poche miglia da Lampedusa, in seguito ad un naufragio.
5 morti e 15 dispersi a largo di Lampedusa
Le ricerche sono state sospese per il maltempo a quasi 48 ore dal naufragio di sabato scorso a poche miglia da Lampedusa, nel tratto di mare tra Cala Galera e l'isola dei conigli. Il barcone, sul quale erano partite 169 persone dalla Libia, ha interrotto nel modo più drammatico il suo viaggio della speranza. Ad un passo dall’arrivo. Sono 5 i cadaveri recuperati, tutte donne. Quindici ancora i dispersi, tra i quali i genitori di due bambini tunisini che, ora in salvo a Lampedusa, continuano a chiedere dove si trovino la madre ed il padre. "Siamo tornati a contare i morti e lo stiamo facendo, ancora una volta, nel silenzio più assoluto e nell'indifferenza. Siamo di fronte ad una società che sparge solo odio e rancore". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo.
Basta morti nel Mediterraneo
Risposte e soluzioni strutturali, fine dell’inerzia e dell’indifferenza generale perché “soccorrere, salvare, accogliere i migranti per l’Unione Europea ed i Governi nazionali è obbligo giuridico, non opzione politica”. Questo, in estrema sintesi, l’appello del Centro Astalli contenuto in una nota stampa diffusa nella giornata di ieri. L’Europa si trova davanti ad uno “status quo che viola ogni volta convenzioni e trattati internazionali”, situazioni questa che “dura da troppo tempo” e per questo va “immediatamente cambiata”. Nel testo si ricordano le parole pronunciate da Papa Francesco a Lampedusa, quando il Santo Padre durante il suo primo anno di pontificato decise di recarsi in Sicilia e disse, tra l’altro, “neanche più un morto nel Mediterraneo”. Quel monito, sottolinea nella nota la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, deve oggi diventare “priorità per le istituzioni europee e nazionali”.
Reagire alla globalizzazione dell’indifferenza
“Quella globalizzazione dell’indifferenza, di cui tante volte ha parlato Papa Francesco, sta entrando nei nostri cuori ed è il momento di reagire”. Così, nella nostra intervista, padre Camillo Ripamonti commenta le parole del sindaco di Lampedusa, sottolineando inoltre come il Mediterraneo necessiti di un intervento europeo. “Le vie legali dell’accoglienza sono la strada da perseguire”, ribadisce il presidente del Centro Astalli, riferendosi ai corridoi umanitari ed ai visti di ingresso. Viaggi legali e sicuri, dunque, per coloro che cercano legittimamente lavoro e dignità in Europa.
Dal Libano nuovi corridoi umanitari
Dinanzi a tanto dolore, una notizia positiva giunge proprio oggi: mercoledì 27 novembre arriveranno a Roma 113 profughi siriani dal Libano, grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell'Interno e degli Esteri. Lo rende noto un comunicato. Sono così più di 1.800 le persone accolte in Italia da questo specifico progetto. I nuovi arrivi saranno gestiti da associazioni, parrocchie, comunità, diaconia valdese e famiglie in diverse regioni italiane. Insieme all'accoglienza verrà subito proposto l'apprendimento della lingua italiana per gli adulti, la scuola per i minori e l'inserimento lavorativo, una volta ottenuto lo status di rifugiato, si legge a conclusione del comunicato.
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