Yemen, migliaia le vittime civili per le bombe occidentali
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Nello Yemen muoiono ogni giorno 3 civili, in oltre un caso su tre ad uccidere una donna o un bambino sono state armi esplosive utilizzate dalla coalizione internazionale a guida saudita, che colpiscono scuole, ospedali, campi profughi. Oxfam, nel suo rapporto, denuncia che delle 100mila vittime dal 2015, 20 mila delle quali solo quest’anno, 12mila sono civili e di queste 8mila, il 67%, causate da attacchi della coalizione saudita. L’organizzazione elenca gli orrori di questo conflitto che, alimentato dall’export mondiale di armi, sta cancellando un intero Paese.
In Yemen anche il futuro è ormai in pericolo
Le cifre si commentano da sole: 11milioni sono i bambini che non hanno nulla da mangiare, né accesso all’acqua potabile, che ogni giorno rischiano, anche giocando, di saltare su una delle tante mine sparse nelle zone abitate, e poi ancora donne e bambine sottoposte a matrimoni precoci, tratta, prostituzione. In questo paese è ormai ipotecato anche il futuro, per decine di anni, per generazioni, sarà in ginocchio. E’ poi la Croce Rossa a segnalare un nuovo focolaio di dengue nel Paese. A Hodeidah, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, 50 persone sono morte per dengue e malaria, malattie endemiche nel Paese che, a causa dei problemi sanitari, idrici e igienici, si stanno diffondendo in modo sempre più aggressivo.
Armi italiane nel conflitto, si chiede lo stop definitivo alla vendita
La foto scattata da Oxfam è tristemente veritiera, dice Francesco Vignarca , coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo, che conferma le cifre del rapporto e che le armi italiane sono tra quelle utilizzate nel conflitto yemenita. “L’Italia si deve assumere le sue responsabilità”, aggiunge quindi Vignarca, che spiega come Italia, Gran Bretagna e Belgio abbiano messo in atto una forma di sospensione delle vendite di armi, “sicuramente un segno positivo che però non basta poiché la sospensione della vendita è solo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, solo per alcune tipologie di armamenti e per un periodo di tempo limitato”. “Quello che occorre – è la richiesta – è uno stop definitivo e completo che riguardi tutti i Paesi della coalizione saudita e tutti i sistemi di arma”. Vignarca sottolinea poi l’importanza delle parole del Papa durante il viaggio di ritorno dal Giappone e dalla Tailandia, quando ha denunciato “l’ipocrisia armamentista del parlare di pace, del di civiltà e poi invece vendere le armi o creare la sicurezza con eserciti sempre più forti e con le armi nucleari”.
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