Siria, ucciso dall'Isis un sacerdote armeno cattolico. Il dolore del Papa
Alessandro Di Bussolo e Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Un sacerdote armeno cattolico, padre Hovsep Bedoyan, parroco di Qamishli e Hasakeh in Siria, è stato ucciso insieme al padre Abraham in un agguato di sicari a volto coperto, rivendicato dall’Isis, mentre era in viaggio in auto nel distretto di Busayra, da Hasakeh a Dayr az Zor, sulla strada che collega la regione a Qamishli. In un tweet, Papa Francesco si è detto "vicino alla comunità armeno-cattolica di Kamichlié, in Siria, riunita per le esequie del suo parroco", ucciso assieme al padre. il Pontefice prega "per loro, per i familiari e per tutti i cristiani in Siria". In auto c'era con i due anche il diacono Fadi Sano, rimasto gravemente ferito. Erano tutti in missione, a bordo di un Suv grigio, per ispezionare i lavori di restauro della chiesa cattolica armena di Dayr az Zor. L'auto su cui viaggiavano è stata crivellata di colpi. Padre Bedoyan lascia la moglie e tre figli, un maschio di 21 anni e due ragazze di 16 e 10 anni. Siamo nella Siria orientale, in una zona sotto il controllo delle forze curdo-siriane e dove operano i militari americani, mai ritiratisi a est del fiume Eufrate, ricco di risorse petrolifere.
In auto con padre Bedoyan anche un diacono, ferito grave
L'agguato è stato rivendicato dall'Isis, che ha però affermato di aver ucciso due preti e non uno. In un secondo momento, diverse fonti concordanti hanno appurato che la seconda vittima non è un sacerdote bensì il padre di Hovsep, Abraham, e fortunatamente il diacono, è ancora vivo, pur ricoverato in gravissime condizioni in ospedale. Il distretto di Busayra, sulla riva orientale dell'Eufrate, è da anni una roccaforte dell'insurrezione armata jihadista. E anche dopo l'annuncio, a marzo scorso, della sconfitta militare dell'Isis, in questa zona i miliziani sono parte delle comunità locali arabe, fortemente ostili alle forze curde e agli americani.
La Chiesa cattolica armena è una piccola ma antica comunità cristiana riconosciuta ufficialmente nel 1742. Oggi conta all’incirca seicentomila fedeli. Si tratta di una Chiesa patriarcale "sui iuris" cioè in piena comunione con Roma, pur mantenendo una certa autonomia di riti. È presente prevalentemente in Libano, Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina. Ha sede centrale a Bzoummar, in Libano e il suo primate è il patriarca di Cilicia (Beirut), attualmente Krikor Bedros XX Ghabroya, 85 anni, in carica dal 2015.
Due autobomba a Qamishli, una vicino ad una chiesa caldea
Nel pomeriggio poi, nella città di Qamishli, nel nord est del paese, sono state fatte saltare in aria due autobomba, una delle quali sarebbe esplosa vicino a una chiesa caldea. Il bilancio provvisorio è di 6 morti e 22 feriti. Quest'ultimo attacco non è stato ancora rivendicato, ma in molti identificano il "modus operandi" dello Stato islamico, ora guidato dal suo nuovo leader Abu Ibrahim. Le fonti a Qamishli affermano che la zona non è caratterizzata come un quartiere cristiano, e che non vi sono al momento indicazioni che l'attacco, portato con due autobomba, abbia preso di mira il luogo di culto caldeo.
Il triste bilancio dei sacerdoti e religiosi uccisi o rapiti in Siria
Il sacerdote cattolico ucciso oggi è solo uno dei numerosi preti uccisi o scomparsi nel nulla della Siria in guerra: tra le vittime, ricordiamo il gesuita olandese Frans Van der Lugt, freddato a Homs nel 2015, e il francescano Francois Murad, decapitato dall'Isis nel 2013. Tra i rapiti e poi scomparsi, oltre al gesuita romano Paolo Dall'Oglio, di cui si sono perse le tracce nel luglio del 2013 a Raqqa, si ricordano i due vescovi ortodossi Bulos Yazigi e Yohanna Ibrahim, rapiti nel nord-ovest del paese, i preti di Aleppo, l'armeno cattolico Michel Kayyal e l'ortodosso Maher Mahfuz, anche loro scomparsi dopo esser stati rapiti.
(Ultimo aggiornamento: martedì 12 novembre 2019, ore 15:42)
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