Cerca

9 novembre 1989: caduta del Muro di Berlino 9 novembre 1989: caduta del Muro di Berlino 

I tanti muri che si alzano nell’indifferenza del mondo

30 anni fa la caduta del Muro di Berlino. Allora fu un evento liberatorio, si disse la fine di un’epoca, ma dopo la Guerra fredda i muri tra popoli e Paesi si sono moltiplicati. Abbiamo intervistato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Erano solo 7 alla fine della seconda Guerra mondiale. Trent’anni fa nel 1989, quando cadde quello di Berlino, erano diventati 16. Nei 10 anni dopo la fine della Guerra fredda ne sono stati costruiti 14. Oggi gli studiosi ne hanno contati 77: tanti sono i Muri nel mondo. Tra i più discussi, quelli tra Stati Uniti e Messico, tra Ungheria e Serbia, tra India e Pakistan, tra India e Bangladesh, tra Corea del Nord e Corea del Sud, tra Georgia e Ossezia meridionale, tra Irak e Kuwait, tra Arabia Saudita e Yemen, tra Marocco e Sahara Occidentale, tra Ucraina e Russia, tra le due metà di Cipro, tra Egitto e Striscia di Gaza e il muro che attraversa e circonda Gerusalemme e tanti altri. Una realtà drammatica, come sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, che per l’occasione ha diffuso un documento intitolato: “10 mila lettere contro i muri”, rivolto in particolare alla Rete delle Scuole per la pace, oltre 800 in Italia. Soprattutto i giovani possano infatti segnare un cambiamento perché i muri una volta costruiti non cadono da soli.

[ Audio Embed Ascolta l'intervista a Flavio Lotti]

Come si spiega questa impennata di barriere fisiche tra popoli, Paesi, comunità, quartieri?

R. – Certamente il primo problema, quello più grande, è la crescita dell’insicurezza globale, che è un’insicurezza economica, che è un’insicurezza ambientale, che è dovuta anche all’aumento della circolazione delle persone e della possibilità concreta che anche chi si trova in grande difficoltà possa affrontare dei viaggi anche molto lunghi per cercare un futuro per sé. Tutto questo genera paure che molto spesso vengono alimentate da persone, istituzioni, gruppi che in realtà fomentano le divisioni, approfittano delle paure delle persone per costruire non soltanto muri ma anche armi, eserciti e alla fine finiscono per ingigantire le preoccupazioni, le paure che le persone si portano dentro. Ci sono poi anche tanti altri muri, non così visibili, che crescono dentro le singole persone e tra le persone, e sono questi muri che ci devono fare molta paura perché in questa società dei muri ci ritroviamo sempre più soli, isolati, prigionieri – magari – delle nostre abitudini, che però si scontrano con la realtà del mondo e della vita che è sempre più in cambiamento. Quindi ci sono molti elementi per riflettere e questo trentennale della caduta del Muro di Berlino forse può essere l’occasione per iniziare una riflessione che è e deve essere profonda.

 

Una riflessione che parta anche dalla consapevolezza, come viene sottolineato nel documento, che i muri non hanno mai risolto un problema …

R. – Sì, questo è un dato di realtà che viene spesso nascosto. Anche noi, nella nostra vita personale, spesso, quando succede qualcosa di brutto, innalziamo un muro per tentare di proteggerci e questo però in realtà finisce solo per tenere momentaneamente lontano da noi, apparentemente lontano da noi un problema e poi in realtà in quello stesso problema ci si ripropone in un altro modo. E alla fine, questi muri, anziché diventare strumenti di protezione, finiscono per isolarci, per imprigionarci, per chiuderci lo sguardo, l’orizzonte, lo spazio di vita e quindi a renderci sempre più soli e sempre più insicuri.

A questo proposito, oggi si parla in senso figurato anche di muri mediatici, e questo aggrava sicuramente anche la situazione dei muri fisici …

R. – Certamente sì, perché purtroppo pur vivendo nell’epoca dei grandi media, dei social media ci ritroviamo anche qui a non avere un aiuto per comprendere realmente il tempo che stiamo vivendo, la realtà delle cose. Spesso ci vengono proiettati davanti agli occhi dei fari che ci accecano anziché illuminare i problemi e che quindi ci portano ancora una volta a chiuderci perché magari non riusciamo a capire. Pensiamo, qui in Italia, al grandissimo spazio che viene dato a tutte le dichiarazioni di tutti i leader politici a livello nazionale e quanta poca attenzione venga data invece al bisogno concreto di cercare le risposte ai problemi. Spesso si parla dei problemi ma non si cercano le risposte, e allora anche questi sono dei veri e propri muri da abbattere perché ci fanno male, ci impediscono di vedere la realtà e quindi ci fanno sempre trovare esposti e impreparati.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

07 novembre 2019, 14:04