Un papà riceve il certificato di nascita del figli, nell'ospedale di Sibiti, nel Sud del Congo Un papà riceve il certificato di nascita del figli, nell'ospedale di Sibiti, nel Sud del Congo 

166 milioni i bimbi invisibili nel mondo: gli Stati ignorano che siano nati

“Registrare alla nascita ogni bambino entro il 2030: siamo sulla strada giusta?”. E’ il titolo del rapporto dell’Unicef, pubblicato oggi nel 73mo di fondazione dell’agenzia dell’Onu dedicata all’infanzia

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Sono invisibili al mondo, 166 milioni di bambini sotto i 5 anni non vengono registrati alla nascita. Vale a dire che uno su quattro di tutti i neonati resta vittima di una grave violazione del diritto di cittadinanza a causa di povertà e sottosviluppo. Vi sono poi 237 milioni di bimbi, uno su tre, che pure registrati sono sprovvisti di un certificato di nascita.

Le tante sfide ancora da affrontare

Il nuovo rapporto dell’Unicef,  reso noto oggi, nel giorno di fondazione dell’agenzia, dopo oltre 70 anni di attività, vuole rimarcare che la missione – affidatagli dall’Onu - di proteggere l’infanzia più vulnerabile ha ancora tante sfide da affrontare.

Troppi bambini non sono registrati

La ricerca, condotta in 174 Paesi, evidenzia che non ci si può accontentare di un dato  positivo che va però incrementato: le registrazioni a livello globale sono salite in percentuale da poco più del 60 al 75 per cento, in 10 anni. Una meta importante raggiunta, che deve spronare ad andare avanti per accelerare il traguardo finale di dare un’identità anagrafica a tutti i bimbi del pianeta. “Abbiamo fatto tanta strada ma ancora troppi bambini non vengono registrati”, dichiara Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef. “Senza prove che ne attestino l’identità, i bambini spesso vengono esclusi da istruzione, cure mediche o altri servizi vitali e sono più vulnerabili a sfruttamento e abuso”.

L’impegno dei governi accanto all’Unicef

Ad ottenere maggiori progressi sono stati i Paesi dell’Asia meridionale, soprattutto Bangladesh, Nepal e India, dove in particolare il numero di bambini registrati è salito dal 41 per cento tra il 2005/6, all’80 per cento tra il 2015/16. Un ruolo strategico, nel raggiungere questo ottimo risultato, ha giocato la cooperazione tra l’Unicef ed il governo di New Delhi per incrementare e migliorare l’acceso ai centri di registrazione, formando i funzionari e realizzando programmi di informazione pubblica, specie nelle comunità più vulnerabili.

Ridurre gli ostacoli materiali e culturali

Sono invece i Paesi africani a lamentare maggiori ritardi rispetto al resto del mondo, nella registrazione dei bambini, con tassi minimi del 3 per cento in Etiopia, dell’11 per cento in Zambia e del 12 per cento in Ciad. Tra le barriere più comuni che ostacolano la registrazione vi sono la mancata conoscenza di come si registra un bimbo alla nascita ma anche le spese elevate per registrare ed ottenere un certificato o le spese aggiuntive per una tardata registrazione o le lunghe distanze per raggiungere la struttura di registrazione. Spesso sono gli usi e i costumi tradizionali in diverse comunità che possono dissuadere o evitare la registrazione formale nel periodo di tempo consentito.

Collegare certificato di nascita ai servizi per l’infanzia

Nel rapporto, l’Unicef raccomanda ai Paesi di intraprendere delle azioni mirate per fornire ad ogni bambino il certificato alla nascita, coinvolgendo le comunità, dando ai genitori, sia madri che padri, maggiori possibilità di registrare la nascita dei figli, collegando la registrazione all’erogazione di servizi alla salute, alla protezione sociale e all’istruzione, investendo in soluzioni tecnologiche per facilitare la registrazione.

Il diritto di ogni bimbo ad avere un’identità legale

“Ogni bambino ha il diritto ad avere un nome, una nazionalità e un’identità legale. Ogni miglioramento nell’aumento dei livelli di registrazione è una buona notizia”,  conclude Henrietta Fore.

 

 

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11 dicembre 2019, 13:30