Bassetti ai parlamentari: il bene dell'Italia reclama la vostra attenzione
Marco Guerra – Città del Vaticano
Il richiamo al senso di responsabilità, la necessità di ricostruire un’identità comunitaria aperta all’altro ma ben salda nella tradizione, la tensione verso il bene comune e l’invito a curare la relazione con Gesù per vivere l’esistenza quotidiana. L’omelia del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, pronunciata alla Messa in preparazione al Natale per Deputati e Senatori della Repubblica, questa sera nella Chiesa di San Nicola dei Prefetti a Roma, affronta in maniera profonda e integrale le sfide che attendono la società italiana e l’impegno a cui è chiamata la classe politica.
Italia provata da denatalità e invecchiamento
“Un compito non facile, il vostro: servite la Repubblica in tempi difficili e, in molti casi, siete soli” afferma il porporato che riconosce che sui parlamentari “si scaricano tante stanchezze e disillusioni, incertezze e ansietà della nostra gente, provata dalla preoccupazione per il venir meno di un modello tradizionale di lavoro e di sviluppo e, a un livello ancor più profondo, per la fatica di tanti a riconoscersi in una propria identità, nell’appartenenza a una famiglia e a una comunità”. “Ne sono segno – prosegue il presidente dei vescovi italiani - la caduta delle nascite, l’invecchiamento demografico del Paese e la stessa emigrazione di tanti giovani verso l’estero”.
Affidarsi alla Provvidenza
“Stanchi e oppressi – aggiunge ancora - direbbe il Vangelo odierno. La stanchezza e l’oppressione di genti che non si sentono sostenute, ma frenate da pesi insopportabili, che non concedono spazio ai sogni, ai progetti di una vita familiare, professionale, comunitaria”. In un simile contesto il cardinale Bassetti attinge alle parole del Vangelo appena ascoltato: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Il porporato invita dunque a seguire l’esempio di Gesù che porta avanti la sua missione “senza smettere di ringraziare il Padre, sentito come il solo di cui ci si può davvero fidare, il solo da cui tutto deriva, il solo che con la sua Provvidenza regge la storia. Questa consapevolezza sorregge tutta la vita di Gesù e gli offre la luce per interpretare gli eventi e le situazioni”.
Ripiegati su esigenze personali
Il cardinale volge poi di nuovo lo sguardo alle miserie materiali e spirituali della realtà attuale: “Oggi, alla mancanza di prospettive, si aggiunge spesso l’incapacità di rapporti con gli altri: in fondo, si tratta di due facce della stessa medaglia. Questo sguardo miope sulla realtà rende ciascuno attento e sensibile soprattutto, se non unicamente, alle proprie urgenze personali, che diventano così il principale criterio di valutazione e d’azione della sfera pubblica”. Prosegue quindi citando le parole del sociologo Sergio Belardinelli: “La forza di una cultura sta invece nella capacità di relazionarsi continuamente con ciò che è “altro”, senza perdere la consapevolezza della propria identità; nella capacità di tendersi il più possibile verso l’altro, senza spezzare i legami che si hanno con sé stessi, con la propria storia e la propria tradizione”. Secondo il presidente della Cei è dunque necessario vivere l’esistenza quotidiana affidandoci alla luce e alla forza dello Spirito di Gesù.
Il mondo in subbuglio
Il cardinale torna quindi sul ruolo dell’ Istituzione parlamentare che “da sola non basta" se non c’è la gioia di condividere la responsabilità. Il presidente della Cei invita inoltre a cogliere il subbuglio che la società reale sta vivendo fuori dalle Aule, dai palazzi vescovili, dalle canoniche. “E il bene dell’Italia reclama la vostra attenzione – aggiunge -. Il miglior augurio che posso farvi è dunque quello che proviate su di voi il subbuglio del Paese, che possiate davvero vivere le sue inquietudini e che possiate cercare rimedi. Si tratta di fare con passione e competenza il possibile, sapendo che ricostruire un tessuto identitario e comunitario non è opera che s’improvvisa”.
Natale momento di pace
“Il vostro Natale sia prima di tutto il ritorno a voi stessi, ritorno a verità che ciascuno conosce – augura in conclusione il cardinale Bassetti -. Natale è il momento della pace: Giuseppe e Maria a Betlemme non hanno trovato altro che una stalla per far nascere il loro bambino, ma erano felici. La vera felicità sta nello spogliarsi di pretese e nel capire con coraggio la realtà, spendendosi con generosità per renderla migliore per tutti”.
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