Doping: Russia esclusa dalle competizioni per quattro anni
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Alle Olimpiadi di Tokyo del 2020 e ai Mondiali di Calcio in Qatar del 2022 non vedremo sventolare il tricolore russo, né tantomeno ascolteremo uno degli inni nazionali più famosi. La Russia è stata esclusa da tutte le manifestazioni sportive internazionali per quattro anni. La decisione è della Wada, l’agenzia mondiale antidoping con sede a Losanna. Pesantissimo il capo d’accusa: secondo i funzionari dell’organismo, i vertici russi avrebbero falsificato gli esami di laboratorio consegnati agli investigatori della Wada nel gennaio scorso. In questo modo sarebbero stati occultati numerosi casi di assunzione di sostanze proibite. La Russia era già stata punita per un altro scandalo doping andato avanti dal 2011 al 2015 e la consegna di “reperti puliti” era la condizione per riammettere gli atleti di Mosca nel novero delle competizioni mondiali. Forte la reazione russa, che, secondo quanto detto dal presidente Vladimir Putin, farà ricorso contro il verdetto della Wada. I vertici dello Stato parlano senza mezzi termini di “isteria antirussa” e bollano la questione come meramente politica.
L’uso politico del doping
Germania Est, Cina, Russia e altre Nazioni: sono diversi i Paesi caduti nelle maglie della giustizia sportiva per questioni di doping dei propri atleti. Si tratta di qualcosa di più rispetto all’uso personale di sostanze vietate, con lo scopo di ben figurare individualmente nelle gare della propria disciplina. E’, invece, un modo per far primeggiare gli atleti, in modo da mettere in evidenza e creare un clima positivo per tutta la Nazione. Tutto ciò porta a definire la vicenda “doping di Stato” e mette in evidenza i connotati fortemente politici dello sport. Secondo Francesco Caremani, giornalista sportivo, da sempre la vetrina agonistica di alto livello è stata utilizzata a questo scopo, sia in senso positivo che negativo, tanto che Mosca non è affatto soddisfatta del fatto che sarà comunque consentito a suoi atleti, regolari dal punto di vista del doping, di gareggiare come neutrali, senza bandiera, né inno nazionale. Insomma una vicenda nella quale assisteremo ad altre numerose puntate, mentre si avvicina il primo importante appuntamento sportivo delle Olimpiadi di Tokyo 2020.
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