Le elezioni presidenziali in Croazia, in vista del primo semestre europeo
Salvatore Tropea – Città del Vaticano
Si svolgerà domani in Croazia il primo turno delle elezioni presidenziali, con i cittadini croati chiamati a confermare la Presidente uscente Kolinda Grabar-Kitarović o eleggere uno degli altri dieci candidati. Nel Paese del Balcani, anche se l’elezione del Presidente è diretta, il suo ruolo è poco più che cerimoniale. Oltre a nominare il presidente del Governo e indire le elezioni, al Presidente della Repubblica è infatti riconosciuto il diritto di convocare referendum previa controfirma del primo ministro, mentre una delle funzioni più importanti è quella relativa alla compartecipazione per la formulazione della politica estera del Paese. Un dettaglio, soprattutto per queste imminenti elezioni, non di poco conto, visto che proprio la Croazia a gennaio prenderà, per la prima volta nella sua storia, la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea.
I candidati e la possibile corsa a tre
Per il ruolo di Capo di Stato della Croazia concorrono ben undici candidati. Tra questi, appunto, l’attuale Presidente Grabar-Kitarović, eletta l’11 gennaio del 2015 al secondo turno con il 50,7%. L’esponente del partito dei centrodestra Unione democratica croata vinse al ballottaggio contro l’allora Presidente uscente Ivo Josipović. A contenderle la presidenza ci saranno Zoran Milanović, candidato del Partito socialdemocratico ed ex premier e Miroslav Škoro, che potrebbe catalizzare su di sé i voti della destra più conservatrice. Secondo gli esperti sono infatti questi i tre candidati più forti e se nessuno dovesse superare la soglia del 50% al primo turno di domani, ci sarà un ballottaggio a due il prossimo 5 gennaio.
I temi della campagna elettorale
Al centro dello scontro elettorale tra i vari candidati ci sono state molte tematiche interne, relative “all’etica e all’economia nazionale, ma soprattutto si è parlato dei flussi migratori e del ruolo del Paese all’interno dell’Unione Europea”, spiega a Vatican News Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina, il settimanale dell’arcidiocesi di Gorizia, e più volte intervenuto sugli argomenti riguardanti i Balcani. “In primis – racconta – si è discusso di come la Croazia si debba rapportare ai tanti migranti che percorrono la rotta balcanica per arrivare in Europa, partendo dalla Turchia e passando per la Grecia e appunto per la Croazia”. L’altro tema molto dibattuto è stato poi quello del prossimo semestre europeo e “dell’atteggiamento del Paese nei confronti di un possibile allargamento dell’Unione Europea”.
Il semestre europeo della Croazia
L’eventuale espansione dell’Unione Europea sarà infatti uno dei due principali macrotemi che la Croazia dovrà affrontare dal prossimo 1° gennaio, insieme alla Brexit. “Se sull’uscita della Gran Bretagna è tutto in divenire e di difficile previsione – commenta Ungaro – sull’allargamento dell’Unione è ripreso negli ultimi tempi il dibattito sulla possibilità di far entrare nuovi Stati membri, in particolare proprio dell’area dei Balcani”. Ungaro ha infatti ricordato che Serbia e Montenegro hanno già un negoziato attivo con Bruxelles, mentre l’Albania e la Macedonia del Nord sono in attesa di aprire i negoziati “nonostante uno stop significativo da parte del presidente francese Macron”. Infine, ricorda il direttore della Voce Isontina, c’è la questione “della Bosnia e del Kosovo, che sono ancora in una sorta di limbo tra i candidati all’adesione”. Inoltre, proprio su questo fronte è previsto un vertice europeo il prossimo maggio a Zagabria che “dovrebbe avere come tema l’allargamento”.
Dove le elezioni possono portare il Paese
Per il ruolo che il Presidente ha nella politica estera della Croazia, le elezioni di domani saranno quindi fondamentali proprio per ciò che è sarà il futuro del Paese con l’Unione Europea. “Negli anni scorsi – specifica Ungaro – la Croazia ha avuto un atteggiamento più di chiusura verso l’allargamento dell’Ue, mentre negli ultimi tempi c’è stata una posizione più flessibile e a favore”. In generale, per se stessa e per l’Europa, il Paese ha quindi un’opportunità molto importante e su questo aspetto Ungaro ricorda le parole di San Giovanni Paolo II in Croazia nel 2003, quando “disse che la ricca tradizione della Croazia può contribuire a rafforzare l’Unione europea, sia come entità amministrativa e territoriale, sia come realtà culturale e spirituale”.
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