Natale in Mozambico: è ancora emergenza alimentare dopo le inondazioni
Marco Guerra – Città del Vaticano
A 9 mesi dal passaggio del ciclone Idai in Mozambico, uno dei più devastanti che siano mai stati registrati in Africa, la popolazione del Paese alla vigilia di questo Natale, è ancora sull’orlo della carestia. È quanto denunciano i Padri Bianchi che, dalle pagine dell’Agenzia Fides, riferiscono delle difficoltà che impediscono la ricostruzione nelle zone di Beira, Dombe, Sussundenga e Tete.
Almeno mille morti
Il ciclone e le successive inondazioni hanno ucciso almeno mille persone (602 in Mozambico, 344 nello Zimbabwe, 60 in Malawi) e la città più colpita è stata Beira. Lo straripamento dei fiumi Buzi e Pungue hanno sommerso interi villaggi che sono rimasti isolati per giorni. Padre John Itaru, economo dei Padri Bianchi in Mozambico racconta all’agenzia di Propaganda Fide che “i raccolti sono andati perduti, le infrastrutture sono state distrutte”, mentre alla maggior parte delle persone, che ora vivono in campi profughi, “non è permesso tornare alle loro case semidistrutte e pericolose”.
Padre Bolzon: perso il raccolto di riso
“A Beira sono andati distrutte tutte le coltivazioni di riso e questo ha causato l’emergenza alimentare”, così don Maurizio Bolzon, missionario diocesano che risiede a Beira, riferisce a Vatican News delle gravi conseguenze del ciclone che ancora affliggono la popolazione:
R. – La città di Beira, in Mozambico, lo scorso 14 marzo ha subito il più violento dei cicloni che mai si siano abbattuti sull’Africa, una città che è stata profondamente segnata da questo ciclone rispetto al quale con difficoltà sta tentando di rialzarsi. La città ha visto crollare un buon numero di edifici, almeno un 20- 30 percento, e almeno un 60-65 percento di abitazioni sono rimaste senza coperture. La situazione si è presentata davvero tragica fin dal primo momento. In questi mesi, siamo già a più di nove mesi dal ciclone, la parte della città che aveva un po’ di risorse si è rimessa in piedi in qualche modo; le attività commerciali sono ripartire. Però tutti i quartieri periferici e quelli oltre la periferia sono in condizioni davvero ancora molto precarie. Le persone che non avevano lavoro e che non hanno lavoro non riescono a comprarsi materiali per la ricostruzione, quindi si costruiscono dei veri e propri rifugi con le canne di bambù o con le lamiere raddrizzate, quelle volate via dai tetti.
C’è un allarme per un’emergenza fame lanciato dai Padri Bianchi. Lei mi conferma che c’è un’emergenza legata alla possibilità di accedere all'alimentazione?
R. - Il raccolto del riso si fa una volta all'anno. Quando il raccolto viene perso, poi per un anno non c’è la possibilità di avere altro riso. Per cui le persone che hanno perso il loro raccolto – nelle città, soprattutto le donne vivono del frutto dei loro campi che circondano l’area cittadina – tribolano da tutto l’anno per riuscire a sfamarsi e a sfamare le famiglie. Dicembre è il mese della semina, quindi si è seminato. La Caritas diocesana, aiutata poi da quella internazionale, ha aiutato nel comprare le sementi, gli strumenti da lavoro per poter ripartire con il lavoro nei campi, però il raccolto sarà a fine marzo. Quindi siamo ancora in questa fase in cui le persone da quasi un anno stano cercando di barcamenarsi come meglio possono, senza poter contare affatto sul raccolto dell’anno scorso. L’emergenza nasce proprio da questo.
Lei si trova nella zona più colpita. Ha notizie di quanto avviene nel resto del Paese su questo fronte?
R. – Sappiamo che il centro per l’emergenza del governo ha assegnato ogni area del territorio ad una diversa istituzione. Questo ha fatto sì che molti di questi territori che hanno sofferto e che stanno tuttora soffrendo hanno una o l’altra istituzione che li sta appoggiando. Io ero nelle aree a Sud della città, dove subito dopo, come conseguenza del ciclone, c’è stata un’inondazione spaventosa, da non immaginarsi, che ha portato via case e tante vite. Noi abbiamo avuto a causa del ciclone circa 170 vittime e per colpa delle inondazioni, conseguenti al ciclone, il numero è salito a ben oltre mille morti. Quindi quelle aree sono state tutte devastate. Si sta lavorando e le istituzioni stanno dando un forte appoggio.
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