Nunzio in Ucraina: importante la vicinanza del Papa, sì al dialogo
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
La situazione in Ucraina è ancora molto difficile, la popolazione soffre la povertà e desidera la pace. Le visite compiute sul territorio dal nunzio apostolico monsignor Claudio Gugerotti dicono questo: andiamo avanti col dialogo e apriamo tutte le porte possibili, perchè le volontà si trasformino in azioni:
R. – La percezione che abbiamo avuto in questi anni – e continuiamo ad avere – è un’estrema vicinanza di Papa Francesco all’Ucraina. Naturalmente, attraverso quei mezzi che sono propri del suo pontificato e della sua carica: il grande contributo economico per i poveri creati dalla guerra e questi appelli frequenti a sfruttare bene le occasioni di pace. Quindi si tratta di un gesto inserito in una catena d’oro di questo magistero del Papa che fa molto bene al cuore degli ucraini che molto spesso si sentono soli, un po’ abbandonati, un po’ messi nell’angolo. E questo ricordo costante al mondo da parte della voce del Papa è certamente per loro una grande consolazione.
Quanto spazio, secondo lei, c’è ancora per il dialogo, e quali frutti può portare?
R. – Alcuni passi sono stati fatti negli ultimi tempi e sono passi coraggiosi di volontà di pace, perché lo spazio del dialogo si trova quando si vuole. Se si parla di dialogo ma si pensa a chiudere porte e finestre, evidentemente il dialogo è soltanto una scusa. Se invece si fanno dei passi e i passi aprono una strada, allora diventa una volontà. Naturalmente, questo dipende da tutte le parti, quindi bisogno che questa volontà di pace sia condivisa, e in questo caso anche accompagnata da alcune importanti potenze europee. Lo spazio c’è. Nello stesso tempo, però, evidentemente in Ucraina in qualche settore si manifesta paura che ci possa essere un cedimento, che ci possano essere dei segni di debolezza … Io non avrei paura di queste cose, perché sono certo che nessuno degli ucraini tradirà l’Ucraina. Credo che tutti gli spazi possibili vadano aperti. Naturalmente, tutto questo avviene solo se siamo aperti a una volontà superiore che ci guida e a un ideale che si fonda sulla bontà misericordiosa di Dio: per questo il Papa invita costantemente alla preghiera, che è l’arma più forte che noi abbiamo, per il dialogo …
Un pensiero alla popolazione: come sta vivendo questo periodo, l’Avvento, quindi un periodo che dovrebbe essere di preparazione a una festa?
R. – Il periodo dell’attesa del Natale è uno dei più fecondi, perché i cuori si aprono alla speranza, anche dell’impossibile. E lì si infiltra il desiderio che finisca, una volta per tutte, questa catastrofe che colpisce il cuore ucraino in maniera molto forte. Io mi reco spesso anche nelle zone occupate e devo dire che da una parte e dall’altra la sofferenza è estremamente forte, nelle persone semplici. Tutti sentono che il Papa è la voce di un’autorità morale che si preoccupa solo del bene e non ha secondi fini.
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