Usa, impeachment per Trump: nel 2020 il processo al Senato
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
I pronostici della vigilia erano esatti: la Camera dei deputati ha approvato entrambi i capi di accusa presentati contro il presidente Trump. Il primo – abuso di potere – è passato con 229 voti a favore e 198 contrari, mentre il secondo – intralcio alle indagini – con un voto a favore in più rispetto al precedente. Donald Trump è diventato così il terzo presidente degli Stati Uniti a subire una procedura di impeachment, dopo Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998. Una quarta procedura, non votata dalla Camera perché il presidente si dimise una volta capito quale sarebbe stato l’esito della votazione, è quella verso Richard Nixon, che lasciò la Casa Bianca nell’estate del 1974.
Dopo l’impeachment il processo al Senato
Formalizzato lo stato di accusa del presidente, accusato in sostanza insieme ad alcuni suoi collaboratori di aver fatto pressioni per spingere il governo ucraino e il suo neoeletto presidente Volodymir Zelensky a fornire materiale imbarazzante su Joe Biden – ex vicepresidente e possibile avversario di Trump nel 2020 – o sul Partito Democratico, ora la pratica dovrebbe passare al Senato, dove già all’inizio di gennaio potrebbe avviarsi il processo. La speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, però ha avvertito che potrebbe ritardare la consegna della documentazione necessaria, fino a quando il leader repubblicano non consentirà un processo equo, con nuovi testimoni come l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Bolton e il capo di gabinetto della Casa Bianca Mulvaney.
La reazione di Trump
“Un suicidio per il Partito Democratico”. Così il presidente americano ha commentato la procedura di impeachment nei suoi confronti, dopo aver già parlato di “caccia alle streghe” ed essersi detto “estraneo ai fatti”. Evidenziando come nessun rappresentante repubblicano della Camera abbia votato a favore dello stato di accusa, ma anzi quattro democratici si siano espressi contro in entrambe le votazioni, Trump ha concluso che “giustizia verrà fatta al Senato”, dove la sua parte politica è in netta maggioranza. Appare così scontato l’esito del processo: per una condanna di Trump servirebbe il voto di almeno una ventina di senatori repubblicani.
"Stati Uniti divisi a metà"
"Trump non verrà condannato dal Senato, ma gli Stati Uniti sono sempre più divisi a metà". Questo il commento di Gianni Riotta, giornalista esperto di Stati Uniti, docente alla Luiss, già direttore del TG1 e de Il Sole 24 Ore. Nella nostra intervista, Riotta sottolinea come al di là del significato squisitamente politico della messa in stato di accusa, vi sia una chiave giudiziaria che non può essere messa in secondo piano, "al di là dei discorsi di mera campagna elettorale". Gli Usa appaiono sempre più divisi ed anche "indeboliti, perché - aggiunge Riotta - la presidenza Trump con il suo isolazionismo non si è certo fatta amici" nello scenario internazionale.
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